Al Carnevale, al castello di Verrès, una bambina di dieci anni osserva, allungando un pezzo di panino al salame al piccolo Alexis: «il panino al salame è un diritto inalienabile di tutti».
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Ricordo che, quando ero Presidente, un mattino presto mi telefonò a casa un cittadino per lamentarsi che il pullman in partenza da Emarèse era in ritardo.
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Se fossi stato nelle condizioni di esprimermi, in occasione della "Festa della Valle d'Aosta", avrei fatto ruotare il mio intervento attorno a cinque punti.
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Ricordo come, quand'ero studente liceale alla metà degli anni Settanta, protestassimo con assemblee e manifestazioni per la riforma della scuola, nota con le definizione - che poi era lo strumento giuridico adoperato - di "decreti delegati".
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Non vorrei apparire Matusalemme, perché rispetto alla media di vita (facendo le corna) mi sento un giovinastro, ma è vero che ho attraversato, grazie agli elettori, un lungo periodo della vita dell'autonomia valdostana.
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Fare battaglie di principio è rischioso, perché i principi e le regole risultano talvolta una rottura di scatole.
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Le vicende del voto nell'ultimo Consiglio Valle sono ben note e ormai penso che ognuno si sia formato un'opinione.
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Capita, ogni tanto, di interrogarsi sui tempi che stiamo vivendo.
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