Quel che mi ha addolorato nelle polemiche in Valle d'Aosta di questi giorni sugli spazi di adeguamento alla nostra realtà delle norme nazionali sul "covid-19" è l'accusa più stupida: «mettete l'economia davanti alla salute».
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«Vi era un bel sole: tutto era chiaro e trasparente, solo nel cuore degli uomini era buio».
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Si scopre da parte di molti valdostani come, a fronte delle ultime vicende sul "covid-19", la nostra Autonomia speciale resti uno strumento debole.
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Premesso che sono stupefatto che la Valle d'Aosta sia rimasta "zona rossa" e bisogna capire il perché.
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Non so da quanto tempo non andavo in Svizzera ed è ciò che è avvenuto ieri per incontri con autorità politiche del Canton du Valais nel quadro delle mie deleghe sui fondi comunitari, visto che da anni abbiamo, con progetti "Interreg", una proficua collaborazione, che aveva delle urgenze di cui occuparci congiuntamente.
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Certo che tornare ad occuparsi della Cosa pubblica di questi tempi non è uno scherzo.
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Noi valdostani, definizione che fotografa una comunità frutto del meticciato durante tutta la sua storia e di cui la Valle d'Aosta di oggi è il frutto, siamo oggi posti di fronte all'emergenza "covid-19".
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Sarebbe brutale scrivere che esiste nel Governo Conte un'incomprensione verso i problemi del nostro profondo Nord? Direi di no e questa è una semplice constatazione di una compagine governativa che vede in ruoli apicali una ridottissima presenza di esponenti "nordisti".
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Sintetico sarò sintetico, perché mi occuperò di stati d'animo che svolazzano nei miei pensieri.
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