Le parole della pandemia
Capita di ragionare sulle parole.
...continuaSe parlo di televisione mi vengono in mente la canzone irriverente di Enzo Jannacci, «La televisiun la g'ha na forsa de leun, la televisiun la g'ha paura de nisun, la televisiun la t'endormenta cume un cuiun», o il famoso aneddoto raccontato da Romolo Valli, protagonista di "Eduardo De Filippo e la televisione".
...continuaMi mandano, di tanto in tanto, del materiale degli antivaccinisti, che mostra come ormai una larga parte di loro abbiano messo assieme una specie di setta, fatta di "Catene di Sant'Antonio" di notizie fasulle, sempre con un tono militante o meglio militare, quasi guerresco, contro i nemici e cioè quelli che sono, come me, a favore dei vaccini.
...continuaNon entro nella polemica sui nuovi assetti viari e sulla mobilità nella città di Aosta.
...continuaL'Afghanistan, con grande emozione collettiva per i pericoli estremi dovuti al ritorno dei talebani, obbliga l'Occidente a riflettere sulla condizione femminile nel mondo islamico.
...continuaFra le letture che mi capita di consigliare quando mi chiedono perché bisogna essere federalisti, segnalo sempre un libro profetico contro le logiche del totalitarismo, uscito nel 1949 e scritto da George Orwell.
...continuaLeggo di un'insegnante in piazza Chanoux, nella periodica protesta dei "no-vax" valdostani, che avrebbe usato il termine «dittatura sanitaria» per l'obbligo del "green pass" e per il fatto che debba pagarsi i tamponi per andare a scuola, rifiutando il vaccino.
...continuaTahar Ben Jelloun è uno scrittore marocchino o meglio berbero (una differenza esiste) che vive in Francia ed è noto per essere il più famoso romanziere di lingua francese, ma anche per i suoi interventi importanti e schietti sull'Islam.
...continuaSiamo spesso senza memoria, investiti come siamo da un uragano di notizie quotidiane, anche i più informati rischiano di perdere dei pezzi, me compreso.
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