Nervi saldi. Questa è una delle regole nell’ultimo tratto di una campagna elettorale, prima del famoso “silenzio elettorale”, che ormai è una regola infranta senza problemi sui Social. Io mi atterrò alle disposizioni e parlerò di altro sino alla chiusura delle urne, domenica sera.
Poi inizierà l’attesa e lo spoglio ed è, avendolo già vissuto tante volte e per diverse consultazioni elettorali, un momento psicologicamente intenso. Chi è candidato si mette in gioco e la partita che si intraprende può andare bene o anche male con una serie di sfumature intermedie.
Le elezioni sono e restano un momento di grande impegno e il tempo che passa ne ha modificato in profondità la sostanza. Una volta i comizi erano partecipati anche da chi non aveva ancora deciso il da farsi nella cabina elettorale, oggi partecipano militanti e simpatizzanti e dunque è una specie di festa in famiglia senza aperture all’esterno. Eppure – ragionamento logico fatto in casa Union Valdotaine, di cui faccio parte – come immaginare di non percorrere capillarmente i Comuni della Valle? Si tratterebbe di una sorta di rottura rispetto alla tradizione pluridecennale.
Ci sarebbero i Social, anzi ci sono. Li uso anch’io e anche il mio Sito è una forma di comunicazione digitale, che si affianca a X, dove vivacchio da tempo, e da LinkedIn che mi piace molto. So che sarebbe stato saggio entrare in Instagram, ma farlo in periodo elettorale sarebbe apparso ridicolo. Snobbo da sempre Facebook, consentendo così a certi amici di segnalarmi attacchi personali, di cui mi faccio un baffo.
Il quantitativo di odio che sprizza dai Social in periodo elettorale fa davvero impressione. Mi pare una scelta sbagliata, ma del tutto coerente con certo peggioramento del confronto politico. Gli specialisti del ramo – in gran parte candidati con la bava alla bocca – hanno scelto sempre la “pars destruens” e mai la “pars costruens”, quindi demoliscono l’avversario, ma costruiscono poco del loro. Così il confronto democratico diventa un dialogo fra sordi, ma chiassosi nei propri convincimenti. E i cittadini, alla fine, ci capiscono poco e molti si rifugiano nell’astensionismo, come buen retiro.
In più c’è la “par condicio”, che è uno strano tipo di costrizione. Io, Assessore, scompaio. Ministri forestieri, invece, appaiono come funghi a dar man forte ai compagni di partito locali, evidentemente non considerati in grado di reggere il confronto con quei cattivoni dell’Union Valdotaine. A me la loro presenza è piaciuta molto: o parlano di politica internazionale o mondiale oppure sul terreno locale vengono imbeccati dai sodali locali, ma si vede che lo fanno goffamente, non avendo avuto il giusto tempo di apprendimento.
L’unica consolazione è che i valdostani non li vedranno più per cinque anni e le promesse fatte, specie quelle più spericolate, finiranno in un cassetto polveroso.
Insomma, le elezioni sono croce e delizia. Questo benedetto suffragio universale, sofferto traguardo nella storia italiana, resta, benché malconcio, una delle espressioni cardine della democrazia. E’ bene tenerselo stretto – che si vinca o si perda – perché sappiamo bene quale sia l’alternativa. Forme varie di autocrazia, che schiacciano i cittadini in un numero crescente di Stati nel mondo.
Per cui, andate a votare! Consiglio interessato: votate Union Valdotaine e siate così magnanimi di esprimere, fra le preferenze, anche il mio nome. Pubblicità elettorale? Direi proprio di sì…
Comunque sia, nei lunghi anni di impegno politico mi sono convinto di un paio di cosette che qui sintetizzo.
La prima – ribadisco il concetto - è che non esiste alternativa alla democrazia. Banale, forse, ma con i "chiari di luna" che ci sono è bene dirlo.
La seconda è che la politica coinvolge ottime persone che nell'attività giocano il loro impegno e la loro reputazione, ma esistono anche persone che sono attirate dalla politica per affarismo o per trovarsi un lavoro remunerato.
La terza è che qualunque scelta politica o amministrativa (la politica è ideale e detta la linea, mentre l'amministrazione dà gambe alle idee) è opinabile e il rapporto maggioranza e opposizione dovrebbe essere e non sempre lo è una dialettica sana che alimenta la competizione e migliora a progettualità.
L'ago della bilancia dovrebbe essere l'insieme dei cittadini, che nella scelta dei propri eletti – se crediamo in una democrazia rappresentativa e io ho premesso di crederci – dovrebbe optare per i migliori e i più competenti. Il resto è fuffa.