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24 set 2025

L’importanza del Sapere

di Luciano Caveri

Sapere. In questo verbo si riassumono tante cose che devono essere al centro delle attenzioni in occasione delle elezioni regionali in Valle d’Aosta.

Non foss’altro che il sistema del “sapere” ruota davvero in modo importante attorno a responsabilità che gravano sulla Regione.

Penso al sistema scolastico, interamente pagato con fondi propri, ma purtroppo non ancora transitato nelle piene competenze della Valle. Penso allo status giuridico degli insegnanti o alla maggior capacità di adattamento dei programmi, per quanto al Sovrintendenza agli Studi non sia statale ma regionale.

Per fortuna, invece, è solido l’insegnamento bilingue, italiano e francese, cui si aggiunge anche l’inglese. Ma soprattutto possiamo modellare la creazione di classi anche con pochissimi studenti a tutela delle scuole di montagna, presidio indispensabile per evitare i piccoli centri nelle vallate. Preoccupa, tuttavia, anche nel fondovalle la crisi demografica che rischia di vuotare intere scuole.

Il “sapere” si declina nelle scuole superiori, accostando ai percorsi più tradizionali specificità forti nel settore del turismo, dell’agricoltura e della formazione professionale. Poi, naturalmente, l’Università su cui possono assumermi dei meriti, avendola fatta nascere con apposito provvedimento legislativo, quand’ero deputato e ho seguito anche sin dall’inizio il percorso che ha portato ad avere un Conservatorio musicale.

Il settore della Formazione, che ben conosco essendomene occupato nel quadro degli Affari europei per la fonte finanziaria comunitaria, resta un caposaldo e riguarda il tema delicato della formazione permanente in un mondo che cambia. Penso anche agli sforzi legati alla digitalizzazione e alla necessità di alfabetizzarsi anche su questioni assai innovative, come l’Intelligenza Artificiale. Il mondo digitale offre straordinarie possibilità di crescita e bisogna anche sempre vigilare sull’impatto enorme sulle giovani generazioni, che devono essere accompagnate per evitare abusi e situazioni dannose di dipendenza.

Ma il sapere non è solo questo: è la conoscenza del passato, della geografia, dei particolarismi della Valle d’Aosta e della sua civilisation. Per questo ci vuole la necessità di mantenere la rete bibliotecaria, di avere vitalità sul Web e nell’editoria, di aiutare le società culturali, di rendere vive manifestazioni tradizionali e anche quelle innovative.

Questo deve avvenire in connessione con tutto il mondo alpino, con le Regioni vicine anche in logica transfrontaliera, coltivando il ruolo di musei e castelli, consentendo ai giovani valdostani di formarsi all’estero e ricevere per contro la visita di chi vuole conoscerci, perché la cultura attira ormai i turisti come le bellezze naturali.

Insomma, non bisogna trascurare il “sapere” e questo vale anche per la Politica. Sono cresciuto in un milieu familiare che mi ha consentito di avere coscienza dell’Autonomia, dei suoi vantaggi, delle sue regole, dei diritti e doveri derivanti. Anche questa è cultura.

La consapevolezza di sé della nostra comunità valdostana contro il rischio dell’ignoranza delle proprie radici e di tutto quanto serve per affrontare il futuro e le tante sfide di cui essere consapevoli. Una alfabetizzazione civica che evita di essere invasi da modelli a noi estranei, di sentirsi alienati a casa nostra, di perdere elementi fondanti che precedono persino ogni  alfabetizzazione politica.

Il “sapere” è un bene comune e nessuno deve essere lasciato indietro, perché lo pretende la democrazia, che ha sempre  bisogno di cittadini consapevoli.