Ogni tanto bisogna mettersi al passo con il lessico che cambia. Leggendo un articolo su Le Monde, dedicato al cibo, scopro una parola che può tornare utile. Il termine "Ersatz" è una parola tedesca, che viene da “ersetzen”,che letteralmente significa "sostituzione" o "sostituto" e in questo periodo va per la maggiore. La parola ha acquisito notorietà internazionale, specialmente in inglese e poi in francese, durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. In quel periodo, a causa delle restrizioni e della scarsità di materie prime, la Germania fu costretta a produrre surrogati di molti beni essenziali, come caffè, benzina e gomma. Spesso, questi prodotti di "ersatz" erano di qualità inferiore rispetto agli originali. Perciò, "ersatz" ha assunto una connotazione negativa, indicando un sostituto non all'altezza, una contraffazione o una versione scadente di qualcosa di genuino. Insomma: una copia o un'alternativa che non è all'altezza dell'originale. In italiano si usa correntemente la parola “surrogato”. Per designare ad esempio i sostitutivo del caffè, come cicoria o l’orzo, o i dolcificanti artificiali al posto dello zucchero, così come la margarina al posto del burro. In Politica trovo che sia “ersatz” che “surrogato” sembrano assai utili, in Valle d’Aosta, per definire tutti coloro che – specie in tempo di elezioni – alzano la bandiera dell’Autonomia valdostana, cercando di convincere gli elettori di essere in fondo tali e quali all’Union Valdôtaine. Con la logica: se ne può fare a meno… L’analisi della Storia, dei comportamenti e dei contenuti dimostra con grande facilità come questo sbandieramento di sentimenti e certe mozioni degli affetti si scontrino con un’evidente realtà: la mistificazione per apparire addirittura più autonomisti degli autonomisti storici. Un travestimento che appare grottesco alla prova dei fatti. Si capisce, infatti, pur non giustificandolo, l’atteggiamento elettoralistico, che tende a modificare le cose per presentarsi agli elettori valdostani. Non è nulla di nuovo, ma trovo – perché almeno l’esperienza politica nessuno me la può negare – che in questa tornata elettorale ci siano atteggiamenti parossistici nel tentativo di scimmiottare l’autonomismo con autoaffermazioni tipo “L’Autonomismo? C’est moi!”. Lo dicono anche degli scappati di casa e chi ha orecchie per intendere, intenda Si intende che i valori dell’Autonomia speciale più sono condivisi, come valore di rango costituzionale per il loro aspetto fondativo, meglio è. Dico sempre che questa dev’essere la scelta anche di chi, per sue ragioni, non capisca le radici delle nostre Istituzioni, le tradizioni, gli usi e costumi, ma può riconoscerne le logiche giuridiche e i vantaggi economici che derivano dal vivere in Valle d’Aosta. Ma fa venire l’amaro in bocca e salire la pressione chi rappresenta partiti nazionali che impugnano leggi regionali come se nulla fosse, traccheggiano sulle norme di attuazione bloccandone l’emanazione, dimostrano totale disinteresse per problematiche che ci riguardano, per poi – al momento delle elezioni – indossare con un bel coraggio la maglietta dei “superautonomisti”. Esempio mirabike di queste ore il sovranista Salvini che sostiene che Vannacci (destinato a fargli le scarpe) è autonomista. Bum! Lo fanno, usando come si fa con gli stranieri nelle squadre di calcio, non sulla base delle proprie capacità e di quelle dei propri candidati, ma con un’invasione di leader nazionali, protagonisti di straordinari “mordi e fuggi” e promesse da marinaio. Ci sarebbe da ridere e sbeffeggiare, se non fosse che parte dell’elettorato valdostano ogni tanto ci casca e si fa buggerare da prodotti d’importazione. Dunque bisogna diffidare per non cadere nei rischi di prendere per buono un qualunque “ersatz”, che pretende di leggerci la vita senza conoscere la Valle.