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24 giu 2025

La birra walser

di Luciano Caveri

“Ein Prosit, ein Prosit”, che sarebbe null’altro che un brindisi alla gioia di stare insieme.

So già che oggi, con il boccale di birra in mano, sarò nel grande padiglione allestito dai miei amici walser nel piazzale di fronte al Weismatten in occasione della lunga festa, che quest’anno si conclude il giorno di San Giovanni, santo patrono di Gressoney-Saint-Jean.

Il punto di partenza è un brano tratto dal libro spassoso "Breve storia dell'ubriachezza" di Mark Forsyth: «Sembra che la birra esistesse ancor prima che esistessero i templi o l'agricoltura. Il che ci porta a una grande teoria sulla storia umana: non abbiamo cominciato a coltivare perché volevamo del cibo, in giro se ne trovava parecchio. Abbiamo cominciato a coltivare perché volevamo qualcosa da bere».

So bene come la produzione della birra faccia parte delle locali locali tradizioni di stampo germanico. C’è un certo intrico che oggi porta alla birra Menabrea di Biella, che oggi è del gruppo Forst.

Sul “Giornale della birra” racconta Paolo Bressi: “Per parlare della birreria Menabrea bisogna fare prima un passo indietro, partendo esattamente dal 1837, anno in cui venne fondata quella che viene riconosciuta come la seconda storica birreria italiana (la prima fu la Wührer, di cui si è ampiamente discusso nel primo articolo della serie), la Zimmermann. Venne fondata ad Aosta da Anton Zimmermann, nato il 7 Aprile 1803 a Gressoney St. Jean e fu la prima fabbrica di birra dell’allora Regno di Sardegna a produrre in bassa fermentazione. Alla morte del fondatore, il 3 Maggio 1873 la responsabilità dell’azienda passò al nipote Antonio Thedy. Il 5 Settembre 1918 cambiò ragione sociale e divenne la società in accomandita semplice “Birra Aosta” di Matilde Vincent & C..

Nel 1925 la direzione dell’azienda passò da Antonio Thedy al cognato Corrado Vincent. Nel 1973, per ragioni di mercato, venne definitivamente assorbita dalla Henninger di Francoforte, che spostò l’attività a Pollein, vicino Aosta.

Arriviamo quindi alla storia vera e propria della Menabrea ,che ebbe inizio nel 1846, quando G. Welf di Gressoney e i fratelli Antonio e Gian Battista Caraccio, nativi della città di Broglio e caffettieri a Biella, fondarono un proprio laboratorio di produzione. Nel 1854, i fratelli Caraccio, diventati nel frattempo gli unici proprietari, affittarono la propria birreria a Zimmermann e Jean Joseph Menabrea (diventato intanto socio della birreria Zimmermann), che la acquistarono definitivamente il 3 ottobre 1864 per la cifra di 95.000 lire.

Dopo ben otto anni, nel 1872 Zimmermann uscì dalla proprietà, e il 6 luglio di tale anno prese vita a Biella la società G. Menabrea & Figli. La produzione iniziale prevedeva una pils e una birra scura tipo Monaco. Nel 1885, dopo il fratello Alberto, scomparso prematuramente a soli 27 anni, morì Carlo Menabrea. A portare avanti la conduzione della birreria fu la vedova Eugenia Squindo, che a sua volta la affittò al fratello Pietro che la gestì fino alla morte della sorella.

Nel 1886 i due cognati (mariti delle figlie di Eugenia Squindo) Emilio Thedy e Augusto Antoniotti presero in mano l’attività di produzione birraria con notevole successo. Apportarono diverse modifiche come l’utilizzo di materie prime di qualità e l’utilizzo delle più moderne tecnologie. Le vecchie caldaie a legna e carbone vennero sostituite da quelle in rame alimentate a vapore. Negli anni successivi il birrificio ricevette diversi premi e riconoscimenti, come il Gran Diploma d’Onore all’Esposizione di Arallo del 1905.

Dopo la prima guerra mondiale le sorti della birreria si risollevarono prontamente, ripartendo da dove si erano fermate con nuovi e continui riconoscimenti nazionali e internazionali. Si arriva così ai nostri giorni, quando nel 1991 la fabbrica di birra Menabrea confluì nel gruppo Forst, rimanendo comunque sotto la guida della famiglia Thedy, infatti Franco, l’attuale amministratore delegato, ne incarna la V generazione”.


Consiglio a proposito la lettura del bel romanzo di Francesco Casolo, ormai gressonaro di adozione, che si intitola “La salita dei giganti. La saga dei Menabrea”.

Ma a Gressoney Saint-Jean si beve la birra "Kuhbacher" che lega le nostre Alpi con un paese tedesco. Questa birra, una storia singolare, raccontata sul sito aziendale: "Nel 1839 Maximilian duca di Baviera, padre della famosa principessa Sissi e proprietario del castello di Kühbach, costruì un nuovo birrificio. Nel 1862 l'intera proprietà fu acquistata da Joseph Anton Beck-Peccoz, all'epoca imprenditore siderurgico in Baviera. E' da oltre 150 anni quindi che il bene è in mano alla famiglia Beck-Peccoz, discendente da una antica stirpe Walser, popolazione residente in Valle d'Aosta da oltre 700 anni”.

E ancora: “Lo stambecco, animale araldico al centro dello stemma di famiglia, è diventato simbolo del birrificio". Così si conclude: "Un ramo della famiglia ha continuato a vivere in Italia, più precisamente nella Valle di Gressoney, costruendo dimore ed ospitando a fine 800 i Reali di Savoia per battute di caccia. E' per queste frequentazioni che la regina Margherita si innamorò del luogo fino a decidere di far costruire il Castel Savoia. Il legame Italia-Germania è sempre rimasto molto forte tale che la festa della "Birra Kühbacher", organizzata dal Gruppo folkloristico di Gressoney, ha acquisito negli ultimi trent'anni sempre più importanza in Valle d'Aosta e non solo. Solo a partire dal 2012, in occasione del giubileo dei 150 anni del birrificio, è stato deciso di costituire, insieme ad alcuni esponenti del ramo italiano della famiglia, la "Kühbacher S.r.l." al fine di importare e distribuire la birra in Italia”.

Una bella storia, che vale un brindisi!