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23 giu 2025

Il Monte Bianco europeo

di Luciano Caveri

Sono stato con amici al campo di golf della Val Ferret a provare a “zappare” nelle postazioni del campo pratica. Momento goliardico, avendo già definito in passato che non è uno sport per me.

Ma come non valutare, per l’ennesima volta, la straordinaria bellezza dei luoghi, che sono impagabili in qualunque stagione.

Ma d’estate il verde della vallata è in un contrasto meraviglioso con i colori delle rocce, delle nevi e dei ghiacci del Monte Bianco.

Il caso vuole che questo sia avvenuto a poche ore da un incontro su di uno studio a carattere europeo sul futuro dell’Espace Mont-Blanc, che diverrà a breve un Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT).

La necessità di uno strumento giuridico più strutturato nel quadro della cooperazione transfrontaliera emerge negli anni ’90, con l’intensificarsi dell’integrazione europea e l’allargamento dell’UE.

Il GECT viene introdotto con il Regolamento (CE) n. 1082/2006, entrato in vigore nel 2007, come uno strumento giuridico innovativo per facilitare la cooperazione territoriale tra enti pubblici di diversi Stati membri.

L’occasione dell’incontro di studio mi è servita per ricordare come abbia avuto una responsabilità nella nascita dell’Espace Mont-Blanc.

Scenario: nel 1990 e nel 1991 viene discussa alla Camera la legge, ancora oggi in vigore, sui Parchi. Per tutelare il Parco del Gran Paradiso seguo e intervengo più volte nel lavoro della Commissione Lavori Pubblici e Ambiente, che approverà la normativa senza il passaggio in aula.

Nel ricordarlo, torno indietro con un me stesso poco più che trentenne!

D’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, durante le sedute spuntò l’ipotesi di un Parco nazionale del Monte Bianco da istituire subito con la legge. Venne pure presentata una ridicola perimetrazione su di una cartina del Touring club con confini del tutto incomprensibili.

Protesto: nessuno ne aveva mai parlato di questo progetto ai valdostani. Con un lavorio intenso e interventi decisi sposto l’ipotesi del Parco in un elenco futuribile, con la previsione importante che nulla può essere fatto senza intesa con la Regione autonoma.

Spiegai alle autorità regionali l’assurdità dell’iniziativa unilaterale dello Stato e la necessità sin da subito di muoverci con francesi e svizzeri. Così nel 1991, per governare noi stessi un lavoro concreto, si ha una prima riunione che noi valdostani organizziamo con savoiardi e vallesani.

È il seme, di cui rivendico l’idea di base, dell’Espace Mont Blanc, che nei 35 anni successivi si è pian piano strutturato con attività di vario genere.

Un lavoro su progetti significativi che, a differenza della logica ormai desueta dei Parchi, sceglie un ruolo delle popolazioni locali e delle loro espressioni politiche.

E proprio il GECT da creare si è nel frattempo evoluto da uno strumento sperimentale a una componente fondamentale della cooperazione territoriale europea, promuovendo l’integrazione dal basso e la coesione territoriale. Le modifiche normative, l’aumento dei finanziamenti e l’inclusione di Paesi terzi, come la Svizzera, hanno ampliato il suo impatto, ma permangono sfide legate alla governance su cui darsi da fare.

Ricordo quando riuscimmo, finendo persino alla Corte Costituzionale per l’ostilità dello Stato che perse la causa, a creare un primo GECT nel 2007 per dare corpo alll’Euroregione AlpMed con Piemonte, Liguria, l’allora Rhône-Alpes (oggi c’è anche l’Auvergne) e PACA (oggi Région SUD). Si tratta di una collaborazione transfrontaliera da far risorgere!

Ad arricchire strumenti transfrontalieri come Alcotra (nata nel solco comunitario nel 1990) si è aggiunta la macroregione alpina dal 2015 e, come valdostani, abbiamo di recente stipulato un’intesa con il Département dell’Haute Savoie e giovedì prossimo faremo lo stesso al Piccolo San Bernardo con la Savoie.

Tante piste per avere un’Europa di prossimità, contro la logica delle frontiere come ostacolo nel nome delle nostre Alpi come identità geografica, politica, economica e culturale.

Inutile ricordare in tutto questo l’enorme valenza simbolica del Monte Bianco.