Ho visto una lucciola e come sempre è un momento magico. Mi era già capitato qualche anno fa, quando ne avevo vista più di una lungo un sentiero sopra Saint-Vincent.
Roba ben diversa della mia infanzia, quando nei sentieri sopra casa del nonno a Castelvecchio, in tante serate estive, di lucciole ne vedevo tante.
Poi il buio.
Ed è risultato tristissimo.
Non sapevo bene il perché della luce e sono andato a vedere per riferirne.
Le lucciole producono luce grazie a un processo chiamato bioluminescenza. Questo avviene in un organo specializzato nell’addome, dove una sostanza chimica, la luciferina, reagisce con l’ossigeno in presenza di un enzima, la luciferasi, e di altre molecole come ATP e magnesio. La reazione chimica rilascia energia sotto forma di luce, senza produrre calore significativo.
La luce serve principalmente per comunicazione per attrazione sessuale e cioè i maschi emettono segnali luminosi specifici per attirare le femmine della loro specie, che rispondono con flash coordinati.
Incredibile, vero? Sembra poetica anche la…luciferina.
La lunghezza d’onda della luce (di solito verde-gialla) è ottimizzata per viaggiare nell’ambiente notturno, rendendola visibile a distanza. Ogni specie ha un pattern di lampeggi unico, come un codice, per evitare confusione con altre lucciole.
Anche questo stupisce.
Che cosa ha colpito quasi a morte la presenza stessa di questa curiosa specie di insetti.
Si elencano tre ragioni.
L’inquinamento luminoso colpisce proprio per il meccanismo citato con cui le lucciole usano la luce per comunicare tra loro, soprattutto per accoppiarsi. L’inquinamento luminoso causato da lampioni, fari, e illuminazione artificiale notturna interferisce con i loro segnali luminosi, rendendo difficile per loro trovare un partner. Questo beninteso crea gravi difficoltà nel meccanismo di riproduzione.
Esiste poi il cambiamento dell’habitat in cui le lucciole vivono e cioè in ambienti umidi come stagni, paludi, e boschi. L’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva e il disboscamento hanno di certo avuto delle conseguenze.
Aggiungiamo l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici uccide non solo le lucciole adulte, ma anche le larve, che vivono nel suolo e si nutrono di piccoli invertebrati. Queste sostanze avvelenano anche le loro prede.
Aggiungiamo quanto il cambiamento climatico sta modificando i cicli stagionali e le condizioni ambientali, disturbando i ritmi vitali delle lucciole e la disponibilità di cibo e umidità necessarie alla loro sopravvivenza. Insomma: una situazione difficile.
Ne aveva scritto persino Leonardo Sciascia: “Ieri sera, uscendo per una passeggiata, ho visto nella crepa di un muro una lucciola. Non ne vedevo, in questa campagna, da almeno quarant'anni: e perciò credetti dapprima si trattasse di uno schisto del gesso con cui erano state murate le pietre o di una scaglia di specchio; e che la luce della luna, ricamandosi tra le fronde, ne traesse quei riflessi verdastri. Non potevo subito pensare a un ritorno delle lucciole, dopo tanti anni che erano scomparse”.
Bello pensare al loro ritorno come compagnia nelle notti d’estate.
Viene in mente una frase poetica di Susanna Tamaro: ”Siamo qui, nell'oscurità, sospesi tra la poesia delle lucciole e il fuoco divampante delle stelle”.