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11 mag 2025

Il Papa e la rivoluzione digitale

di Luciano Caveri

Avevo letto sul Corrierecomunicazioni un articolo della Direttrice Federica Meta, dopo l’elezione del nuovo Papa: “Con la scelta del nome Leone XIV, Papa Robert Francis Prevost invia un messaggio forte e consapevole: rompe con la prevedibilità dei gesti simbolici e richiama un’eredità che parla ancora al presente. Non si limita a onorare la storia, ma la riattiva, riportando al centro dell’attenzione il valore sociale del lavoro. È un richiamo diretto alla Rerum Novarum di Leone XIII, l’enciclica che nel 1891 pose le basi della dottrina sociale della Chiesa, affrontando le ingiustizie del lavoro industriale. Ma oggi, a oltre 130 anni di distanza, la rivoluzione industriale ha lasciato il posto alla rivoluzione algoritmica: il lavoro non è più minacciato dalle macchine di fabbrica, ma da software intelligenti, dalla precarietà invisibile del digitale, dal rischio crescente di un’economia disumanizzata”

Lo aveva detto il direttore della Sala Stampa Vaticana Matteo Bruni, che Leone XIV intendeva parlare a “donne, uomini e lavoratori in un tempo anche di intelligenza artificiale”.

Nelle scorse ore il Pontefice ha confermato questa sensibilità, dovuta a interessi che aveva già manifestato e vien anche da pensare al mix culturale di chi, come lui, è laureato in Matematica e Filosofia.

C’è ora chi già ipotizza una Rerum Digitalium, volendo "aggiornare" il titolo dell'enciclica de Pontefixe Pecci, che preservi l'integrità spirituale e la fede in un mondo in pienissima corsa digitale. Papa Leone XIV ha già posto l'accento sul rischio di una dipendenza eccessiva dai mezzi dell'intelligenza artificiale, che "potrebbe ridurre la capacità umana di decisione autonoma e di azione responsabile".

Sarà interessante capire come il Papa potrebbe disegnare la società del domani, quanto certo interessa chi si richiama, come nel mio caso, del federalismo e della sussidiarietà.

E forse il nuovo Pontefice potrebbe riprendere una successiva enciclica, la Quadrigesimo Anno, in cui Pio XI formulò chiaramente il principio della sussidiarietà, affermando che: "Come non è lecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze proprie e con la propria iniziativa per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una società maggiore e più elevata ciò che può essere compiuto da società minori e inferiori.

Viene in mente l’insegnamento di Alexandre Marc e la sua influenza sul pensiero federalista coltivato in Valle d’Aosta. Marc fu influenzato dapprima dal personalismo di Emmanuel Mounier ma con una forte inclinazione all'azione politica e sociale. Questo personalismo non era individualista, ma riconosceva la vocazione intrinseca della persona alla relazione e alla comunità.

Cosi il federalismo integrale era la conseguenza di questa visione. Le competenze e le decisioni devono essere esercitate al livello più basso possibile, più vicino alle persone e alle comunità interessate.

Il livello superiore interviene solo quando il livello inferiore non è in grado di affrontare efficacemente un problema o di svolgere una funzione necessaria al bene comune. Questo intervento deve essere temporaneo e mirato a ripristinare l'autonomia del livello inferiore.

Essenziale, in questo senso il federalismo orizzontale, e cioè il ruolo delle "comunità naturali" e delle iniziative della società civile (famiglie, associazioni, cooperative) come primi attori nella vita sociale.

Per Alexandre Marc, la sussidiarietà non era solo un principio di buona governance, ma a tutelare la dignità e la libertà della persona, a promuovere la partecipazione e la democrazia autentica, a costruire una società organica e solidale.

A differenza del personalismo più religioso di Emmanuel Mounier, Marc propone un personalismo politico, enfatizzando la libertà e la creatività della persona all’interno di un ordine sociale federalista. Criticava sia il liberalismo individualista che il collettivismo comunista e naturalmente le dittature fascista e nazista, cercando una terza via e indicando la speranza di un’Europa unita.

La sfida oggi è modernizzare queste idee alla luce della rivoluzione digitale e della irruzione sconvolgente della Intelligenza Artificiale, che obbliga a nuovi paradigmi e che un Papa compartecipi alla riflessione è un bene.