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07 mag 2025

Una Valle d’Aosta europeista

di Luciano Caveri

Ricordo con grande piacere che, in occasione dell’apertura oggi nel Consiglio regionale valdostano della sessione europea e internazionale, ci sarà un’allocuzione ufficiale della Presidente del Comitato europeo delle Regioni, l’ungherese Kata Tüttő, che per altro ho votato nel febbraio scorso.

È una donna energica ed intelligente, che ha mostrato sin dalla prima seduta del CdR una grande competenza e la piena consapevolezza che l’Unione europea dovrà valorizzare a pieno il principio di sussidiarietà e il ruolo della democrazia di prossimità.

Sarà per me la quinta volta che introduco la sessione europea e, intanto, il mondo attorno a noi è profondamente cambiato e direi che quanto avvenuto è peggiorativo per l’Europa. Non mi riferisco alle Istituzioni, che pure meritano attenzione per riforme sempre rinviate, ma al contesto che ci circonda.

Della tragedia della pandemia dobbiamo avere una lucida memoria per come abbia inciso in profondità.

L’Unione europea è oggi, nella crisi della democrazia partecipativa con le autocrazie che si espandono, costretta e lo sarà sempre di più a ripensare alla propria identità e alla propria struttura politica. Ci vuole un cambio di passo, senza il quale il Vecchio Continente rischia di essere marginalizzato e pure vittima nel breve dell’aggressività russa, il cui disegno di espansione appare evidente.

Noi, piccola Valle d’Aosta, penso si debba continuare nel solco di un europeismo consapevole, tracciato dai padri fondatori della nostra Autonomia Speciale, forti della nostra posizione geografica e del nostro particolarismo linguistico, che ci offre la possibilità di essere ponte verso l’Europa.

Sono fiero che la Valle d’Aosta abbia riavuto un ruolo da titolare nel Comitato delle Regioni, Assemblea che conosco bene per i miei trascorsi che assommano ormai ad una quindicina di anni.

Il Comitato rappresenta un modo diverso, più vicino ai cittadini, di concepire l’integrazione europea e ci sono istanze in cui affermiamo in modo altrettanto forte la nostra presenza.

Penso alla cooperazione transfrontaliera nelle sue varietà, alla macroregione alpina, alla spinta che vogliamo ridare alla nostra Euroregione, alla francofonia come diplomazia regionale nel mondo, ai legami fraterni con altre minoranze linguistiche europee. Sono legami intrecciati nei decenni scorsi, che fruttano ancora oggi reti e conoscenze significative.

Una punta di diamante è il nostro ruolo per le politiche della montagna, certo come capofila in Italia, ma anche attraverso legami forti con altre realtà europee, che mirano ad insistere con Bruxelles per avere politiche sempre più forti e efficaci per le popolazioni montagne. Esiste da sempre la mia speranza di avere una vera e propria direttiva quadro che indichi bene la perimetrazione delle zone di montagna per concentrare risorse ed energie per il loro sviluppo. Sapendo quanto il cambiamento climatico inciderà e dunque saranno necessarie politiche mirate per un adattamento intelligente nell’epoca avvincente e sfidante della rivoluzione digitale.

La Politica regionale europea si sta preparando al nuovo periodo post 2027 per i fondi strutturali. Ovunque abbiamo ribadito il NO ad una centralizzazione sugli Stati di queste politiche. Sarebbe una grave violazione del principio di sussidiarietà sancito dai Trattati.

Sono temi forti e intensi, cui far fronte, uscendo da liti da pollaio e provincialismo ammuffito.