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28 feb 2017

Costantino, uno dei "Signori del vino"

di Luciano Caveri

Quando il grande Mario Soldati, nei libri "Vino al vino", viaggiò attraverso l'Italia della vigne, giungendo in Valle d'Aosta usò - ciò avvenne più di cinquant'anni fa - una citazione di Pio XII: «L'umile fede nel mistero dei misteri a cui il frutto della vigna è così strettamente legato». Chissà che non gliela avesse ispirata questa citazione illustre quell'Abbé Alexandre Bougeat, che lo scrittore torinese descrisse come «l'unico a produrre ancora l'autentico vino bianco e secco di Morgex». Ma il filo del suo ragionamento più generale era il seguente: «Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e che si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l'ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo. La nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un soggetto staccato ed astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati».

L'altro grande scopritore di quell'ambiente, descritto dai francesi con una sola parola "Terroir", fu un altro estimatore della Valle d'Aosta, che ebbe parecchi amici, compreso quel Costantino Charrère, oggi viticoltore ammirato ed anche invidiato in Valle d'Aosta, che conobbe il Maestro fin dalla metà degli anni Settanta. All'epoca Luigi Veronelli fu il primo a testare l'uso della Televisione per cibi e vini e lo fece con una classe innata, che in pochi hanno ereditato. In una trasmissione d'epoca, c'è anche un giovanissimo Costantino. Certo, Veronelli sarebbe contento della strada percorsa da allora ad oggi da un viticoltore al tempo agli esordi, divenuto ormai "vecchio saggio" che, con moglie e giovani figlie, ha compiuto un vero exploit. E credo gli piacerebbe il libro "Signori del Vino" (edizioni "Eri") di due colleghi "Rai", Marcello Masi e Rocco Tolfa, la cui serietà è certificata nella prefazione da Carlìn Petrini. Ebbene fra i big del vino in Italia risulta anche Costantino Charrère, con intervista in cui descrive la sua vita e quella della sua famiglia, sin dalle origini radicata nel mondo agricolo con l'uso di un mulino con frantoio: «La mia famiglia è una famiglia di migranti arrivati dall'Alta Savoia tanti secoli fa. E si è stabilita ad Aymavilles con l'obiettivo di investire in questo territorio. La struttura produttiva, turnaria, era affittata a tutti i contadini che avevano necessità di trasformare le materie prime prodotte nei campi. E venivano da noi per usufruire della nostra "tecnologia". Portavano le noci e le lavoravano, trasformandole in olio, portavano le mele e facevano il sidro, portavano le farine e le macinavano». Ma oggi Charrère è un gigante del Vino, specie - in termini produttivi - pensando alla piccola realtà valdostana. Così, giunto alla sesta generazione di viticoltori, si è espanso in pochi anni: «Negli anni '80 producevo quindicimila bottiglie di vino. Oggi ne produciamo circa 180mila. Il salto è stato notevole e la mia volontà è stata quella di produrre locale e propormi globale». Ma in effetti bisogna avere uno sguardo ancora più profondo, specie se - come abbiamo spesso avuto modo di discutere - il mondo vitivinicolo oggi sconta una concorrenza feroce e vini dai costi bassissimi sul mercato. Per cui bisogna avere uno spazio, che rievoca quella logica territoriale che ho evocato all'inizio. Ancora Charrère dal libro: «Provate a immaginare la Valle d'Aosta senza vigne, sarebbe sicuramente meno bella, ma anche meno sicura. Non dimentichiamo che la viticoltura di montagna contribuisce alla gestione del suolo e favorisce la regimazione delle acque, prevenendo le erosioni e le catastrofi ambientali. La vigna, in definitiva, è una grande opera che rende attraente la Valle d'Aosta. Il turista che ci visita, desidera gustare il territorio e lo identifica anche con il vino di montagna, un vino buono, pulito, figlio del sole freddo, della luminosità, della natura splendida e incontaminata». Poche parole semplici e chiare, meglio di tante campagne pubblicitarie. Per altro da anni non si fanno più...