Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
25 nov 2015

Spettri passati e presenti

di Luciano Caveri

Non è facile ormai trovare spazio per la lettura, perché nei momenti buoni per farlo, i "Social" (nel mio caso "Twitter") sono diventati piuttosto ipnotici, l'offerta televisiva così tentatrice da offrire quasi tutti i giorni qualcosa da non mancare e poi confesso una tendenza, se trovo un libro che mi piace, a volerlo finire il più in fretta possibile e questo non è sempre compatibile con gli impegni. Ho letto in queste ore due libri lasciati lì, comprati ma non ancora aperti (si fa per dire, perché sono eBook) per mancanza di tempo. E' curioso come un romanzo in parte verità dal carattere storico ed un saggio-reportage di attualità politica possano dialogare a distanza attraverso l'effetto della loro lettura. Specie per chi pensa che fatti storici e politica anche nel quotidiano siano interconnessi e non tengano conto, per certe affinità, del tempo che passa. Appartengo a quelli che credono - e con questo chiudo la premessa - che senza pensatoi e momenti di riflessione chi governa ma pure chi fa l'opposizione è destinato ad inseguire gli eventi senza riuscire a capire le cose per tempo e progettare il futuro.

Il primo è "L'autre Simenon" di Patrick Roegiers (edizioni Bernard Grasset), che racconta su avvenimenti reali, con uno stile assai originale, adoperando anche della funzione utile alla storia (ma in calce una cronologia chiarisce i fatti nella loro esattezza), la vita di Christian Simenon, fratello minore del celebre scrittore belga Georges Simenon. Dopo un esame della storia familiare e dell'infanzia a Liegi, si tratteggiano i destini di entrambi. Quelli di Georges, scrittore fertilissimo, da me amato, ma uomo pieno di ombre, che vanno dall'ambizione all'avidità, da un'ossessione per il sesso ad un cinismo senza eguali. E quelli di Christian, morto in Indocina con la "Legione Straniera" nel 1947, ma in realtà protagonista di vicende tragiche durante l'occupazione nazista del Belgio a causa della sua appartenenza ai collaborazionisti del movimento vallone noto come "Rexisme". La prima parte del libro tratteggia la personalità di quel Léon Degrelle (1906-1994) politico e dell'estrema destra leader di "Rex", che da posizioni nazionaliste venate di cattolicesimo conservatore approda - con una grande capacità di colpire la credulità popolare - al nazismo (da qui la definizione "l'Hitler des Ardennes"). L'autore del romanzo rende con crudezza la sua ascesa e fa venire i brividi per certe assonanze con la politica di oggi. Il secondo libro diventa così una sorta di ammonimento. E' un recente saggio "Europa anno zero - Il ritorno de nazionalismi" della giornalista "Rai" Eva Giovannini, in parte tratto da reportage televisivo (edizioni "Marsilio - Rai Eri"), cui si riferiscono anche alcune interviste. Ci si occupa, in sequenza, della destra neonazista greca e tedesca, del lepenismo francese, dell'ultradestra ungherese e inglese, della strana alleanza della Lega con i neofascisti di "CasaPound". La lettura è utile, specie se si confronta con i contesti di crisi profonda da cui sortirono le dittature del secolo scorso e fra queste non solo il fascismo ed il nazismo, ma anche gli orrori dei regimi comunisti, perché sin dagli esordi il federalismo personalista - in cui mi riconosco - denunciò i rischi terribili nell'uso di ideologie totalizzanti con leader dalle personalità pericolose. La crisi odierna della politica è altrettanto complessa: le minacce dell'estremismo islamico accanto a forme di leadership borderline rispetto ai principi democratici, con Parlamenti svuotati di funzione e politici corrotti che contribuiscono a ondate di populismo che rischiano di indirizzarsi chissà dove. Si tratta di una miscela esplosiva che sarebbe bene disinnescare.