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30 ott 2015

Maledetti corrotti!

di Luciano Caveri

E' davvero demoralizzante e persino deprimente continuare a leggere storie di corruzione (e di peculato) in questa Italia dove certo nuovismo puzza di vecchio come non mai, ma in molti invece guardano ancora più alla forma che alla sostanza, abbacinati da una vieta politica carismatica che finge di moltiplicare i pani e i pesci. L'ultimo filone di corruzione è il déjà vu dell'"Anas", dimostrazione davvero che, alla Gattopardo, in Italia «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», come dice con cinismo Tancredi Falconeri, nipote del principe Fabrizio. Fotografia seppiata buona anche con i colori accesi di oggi.

Feroce è stato Roberto Benigni, nella celebre disamina dei "Dieci comandamenti" sulla "Rai": «Settimo comandamento: non rubare. Dio ci ha fatto un trattamento di favore, perché ha scritto questo comandamento proprio per noi italiani, è una norma ad personam, anzi pare lo abbia scritto direttamente in italiano. E’ quello al quale si obbedisce di meno, in Italia lo capiscono anche i bambini, ma forse solo quelli. Oggi essere ladri non fa più nessun effetto, eppure vendere la propria anima è il punto più basso della storia dell’umanità». Più laicamente questo è senza dubbio il peggiore dei mali per la democrazia e la sua credibilità. Di tanto in tanto, dove i meccanismi di indagine e poi la giustizia funzionano, spuntano storiacce che lasciano a bocca aperta. Esiste un livello di tracotanza senza eguali in molti che delinquono con pervicacia e con la convinzione di essere invincibili: sono spesso come dei trapezisti che sono così certi di poter farti salti mortali all'infinito, tanto che alla fine si schiantano al suolo. Ma qualcuno ritorna pure alla precedente attività "circense", profittando del generale oblio e di quel perdonismo che sembra essere praticato da chi crede che basti davvero una bella confessione e qualche "Pater Noster" per tornare lindo. A dire il vero, rispetto alla democrazia e a chi la calpesta pure con gusto, andrebbe usato il termine greco "ὕβρις - Hýbris" che significa letteralmente "eccesso", "superbia", "orgoglio" o "prevaricazione", con riferimento particolare all'oltraggio della divinità. E le divinità per chi fa politica e chi è dipendente pubblico sono e restano i cittadini! «La corruzione è una tassa occulta, frena gli investimenti esteri, distorce i mercati, umilia il merito e calpesta la cittadinanza». Così ha scritto il celebre giornalista Ferruccio De Bortoli, ma non è nulla rispetto all'"Apologo sull'onestà" nel paese dei corrotti che lo scrittore Italo Calvino scrisse nel 1980, che conteneva però anche qualche cosa di consolatorio: «La consolazione degli onesti era pensare che, così come in margine a tutte le società durate millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è». Bisogna gridare contro il disonesto, specie in politica: non è da considerarsi un "furbo" ed è folle chi dice che in fondo questa va considerarsi, come se fosse una pratica accettabile la stecca, beninteso "a condizione che si facciano le cose". Io mi ribello ad essere etichettato in questa concezione di una politica putrefatta, nella logica comoda perché onnicomprensiva dell'"ogni erba un fascio". Rivendico che ci possa essere una politica onesta e corretta e spero che chi la pratica non debba essere considerato un diverso, se non persino un cretino sognatore. Se così fosse, allora ogni speranza sarebbe morta.