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04 set 2015

Signorine Buonasera e TV

di Luciano Caveri

Per fare un piacere agli amici organizzatori di "La montagne en rose", manifestazione al femminile che si svolge a Champoluc di Ayas, l’anno scorso ho presentato un confronto fra colleghe europarlamentari per parlare dell'Europa e dei suoi problemi, mentre quest'anno mi hanno chiesto - altro cappello che ho in testa - di parlare di televisione con tre "Signorine Buonasera" storiche. Una delle decane delle annunciatrici "Rai", la colta e acuta Rosanna Vaudetti, l'altrettanto nota Maria Giovanna Elmi (la "Fatina"!) e la più giovane, ma volto ben conosciuto e fisico procace, Alessandra Canale. La serata è stata piacevole e mi sono divertito nel ruolo di intervistatore (non parlare di politica di questi tempi è quasi un sollievo...). L'occasione, però, è valsa anche per me per riflettere e appuntare qui qualche considerazione su questa benedetta televisione, che - avendo cominciato le trasmissioni in Italia nel 1954 - ha qualche annetto più di me, ma siamo certamente della stessa generazione.

Per altro, se pensiamo che l'annuncio della nascita dello strumento in Gran Bretagna, ma l'inventore era uno scozzese, John Logie Baird, risale al 1926, possiamo dire che, benché attempata, la televisione ha per ora l'età raggiungibile da un essere umano. Pensavo a come ho potuto vedere l'impatto di questo mezzo, oltreché naturalmente su di me che l'ho vissuto nel tempo con naturalezza, sugli altri che mi stavano attorno. Restava una sorta di sospettosità mista a stupore nelle generazioni più anziane, tipo mio nonno Emilio, classe 1890 e mio nonna Ines, più o meno coetanea. Fa sorridere il celebre aneddoto di un caustico Eduardo De Filippo a cui una funzionaria della "Rai" telefonò in quei primi anni di trasmissione e la scenetta pare sia andata così: «Pronto? Qui è la televisione». Risposta di De Filippo: «Un momento, che la metto in comunicazione con il Frigidaire». A parte chiedersi il perché dell'uso del francesismo per indicare il frigorifero (per altro la pubblicità era la "réclame"), è vero che il televisore, che somigliava nelle versioni della prima ora ad una sorta di mobiletto per il "salotto buono", era davvero considerata alla stregua di un elettrodomestico. Per me la televisione è uno degli strumenti attorno ai quali è girata la mia vita. Benché prestato a lungo alla politica e credo di aver fatto cose interessanti in oltre venticinque anni di cariche elettive (ed ancora oggi resta una mia passione), ho sempre pensato che se la politica va sempre fatta in modo professionale, il mestiere vero resta quello di origine. Formato nell'epoca delle radio private e poi con una bella esperienza nella televisione valdostana "Rta", giunsi alla "Rai" - accidenti come passa il tempo! - nel febbraio del 1980. Era il momento della nascita delle trasmissioni regionali televisive (la radio c'era già) in una sorta di momento di passaggio anche tecnologico: spariva la pellicola e irrompeva l'elettronica. La "Rai" era ancora un gigante che pensava che la logica del monopolio non sarebbe stata scalfita dai privati e invece si trattava - lo dicevo allora da rappresentante sindacale dei giornalisti! - solo di un'illusione. Ho continuato, benché in aspettativa dalla "Rai" per ventidue anni, a seguire l'evoluzione tecnologica per tenermi informato ed a fare delle trasmissioni radio sulle emittenti private per tenermi in esercizio, perché un conto è l'espressività verbale della politica e ben altra cosa è il linguaggio - pur differenti fra loro - di radio e televisione. Quando sono rientrato, ho trovato un mondo diverso. Lo scenario generale, come si vede dai miei figli "nativi digitali" (il più piccolo lo è a pieno titolo), offre uno spettro di possibilità incredibili di "farsi la televisione", specie con Internet ed un semplice tablet, ma anche con le televisioni satellitari e grazie alla maggior varietà di canali del digitale terrestre, che hanno rappresentato uno scatto incredibile. Cui corrisponde un'evoluzione tecnologica da capogiro: oggi quando visiono i programmi, con l'avvento del digitale anche nella mia attività quotidiana, uso la chiavetta sul computer e dall'estero possono riversarmi documentari attraverso la Rete con la morte del vecchio scambio di cassette. Ricordo quando a "Rta" arrivò una telecamera nuovissima della "Thompson": costava cinquanta milioni di lire, oggi con poche migliaia di euro hai degli strumenti assai più efficaci e funzionali. Un tempo le riprese dall'alto comportavano minuti costosissimi d'elicottero, oggi ci sono i droni che consentono immagini spettacolari. E cosa dire della televisione come strumento di ricezione? Se penso ai primi apparecchi in bianco e nero con quel "sederone" del tubo catodico e lo confronto con gli schermi sottili con qualità di immagini e di colori sembra passata un'eternità. Insomma il mondo cambia ed è bello rievocare il passato con la giusta nostalgia, ma poi è altrettanto bene pedalare per non farsi distanziare.