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30 lug 2015

L'incognita Casinò de la Vallée

di Luciano Caveri

Sul Casinò di Saint-Vincent si apre una nuova pagina e si aspettano le mosse di chi dovrà tentare il recupero del transatlantico finito sugli scogli, piegato su un lato come la "Costa Concordia" all'isola del Giglio, per rimetterlo, se ci saranno condizioni e volontà, in condizioni di navigare. I metodi adottati, nella confusa conduzione di Ego Perron, finalmente assessore nella sua vita, non sembrano di buon auspicio: chissà se davvero è riuscito a capire di che cosa si parli nel difficile equilibrio di essere "piacione" per essere votato (per lui tornare a lavorare in Regione è sempre stato uno spettro cui sfuggire) e dover assumere posizioni impopolari e magari mostrare davvero qualche iniziativa propria e non eterodiretta dal Capo, che quando gli lascia spazi sembra lo faccia solo per dargli corda per impiccarsi.

Sarebbe troppo comodo in questa fase, come forse direbbe il celebre comandante Francesco Schettino, operare un bonario «scurdammoce 'o passato», perché è bene invece avere memoria e fare piena chiarezza sul periodo della gestione di Luca Frigerio quale amministratore unico. Basta leggere una dietro l'altra le sue interviste, rilasciate in tutti questi anni, per capire quante contraddizioni e errori si siano accumulati e come gli esiti di un bilancio in "profondo rosso" siano l'effetto purtroppo prevedibile delle scelte effettuate in un contesto oggettivamente complesso, ma a sprizzare ottimismo era sempre lui, difeso a spada tratta dalla Regione, almeno finché la lama non è calata sulla sua testa. Dovrebbe essere lui, per altro, a chiarire bene che cosa di quanto avvenuto si debba ascrivere alle sue scelte autonome e che cosa invece alla conduzione personalistiche del presidente Augusto Rollandin, imbattibile nello scegliere i "capri espiatori" per ripartire poi dando l'impressione di avere abilmente svoltato e pure con il cipiglio di chi deve, suo malgrado, prendere in mano la situazione, come se negli ultimi anni si fosse occupato en passant della Casa da gioco (memorabile la trasferta a Macao per i famosi cinesi miliardari, ma ormai Rollandin - da "Cva" in poi - è come stregato dalla Cina, dove per altro si governa senza il peso delle opposizioni). Interessante questa capacità, applicata da sempre, di fare l'incendiario e il pompiere nello stesso tempo. Ricorda da vicino un altro imperatore, vissuto nel primo secolo d.C. e che non finì molto bene. Quel che oggi è necessario capire è dove si voglia andare, ammesso che lo si sappia. Quando nel 2008 Frigerio venne paracadutato in Valle d'Aosta con un ruolo apicale mai ricoperto prima e senza sapere bene attraverso quali segnalazioni fu prescelto, ero convinto che si sarebbe almeno fatto vivo. Non per vanagloria, ma avendo seguito il "dossier Casinò" e conoscendo bene le vicende dell'evoluzione giuridica dei giochi in Italia e pure in Europa, mi pareva naturale che si volesse informare. Ciò è mai avvenuto, neppure negli anni successivi, se non in incontri ufficiali, ma mai vis à vis. Immagino che qualcuno lo avesse sconsigliato di farlo e lui a questo si attenne. Direi oggi: «meglio così!». Non che le cose sarebbero andate diversamente, ma certi lavori fatti in precedenza - penso allo studio sul personale e sui carichi di lavoro - erano a disposizione negli uffici del Casinò e dunque bastava poco per avere un approccio diverso da quello assunto. Idem la fusione delle società di Casinò e "Billia" che non era stata fatta proprio per evitare, come poi è avvenuto, che i passivi alberghieri pesassero sui Giochi. Caliamo poi un velo pietoso sulle carriere interne di certi personaggi. Così come non spetta a me giudicare i costi mirabolanti della ristrutturazione e la qualità e la funzionalità dei manufatti, ma sarebbe interessante avere una valutazione indipendente. E neppure ricordare l'impoverimento progressivo del paese con il Casinò a fare concorrenza spietata - al profumo di "dumping" - ad hôtel, bar e ristoranti e con manifestazioni attrattive pressoché scomparse, così come sono praticamente spariti i congressi nel "Centro congressi" nuovo di zecca e tristemente inutilizzato del "Billia". Si potrebbe continuare a lungo il "j'accuse", ma già altri lo hanno fatto con maggior dettaglio e purtroppo con scarsi risultati, ammantati da promesse mancate di aperture al dialogo con la minoranza. Ricordo pure che nacque e morì una bufala di "task-force" mista maggioranza ed opposizione, che è parsa alla fine come una "foglia di fico" per nascondere le pubenda. Una delle ragioni per cui me ne andai dall'Union Valdôtaine fu la consapevolezza che non c'era un gioco di squadra per risolvere i problemi, ma sul campo - immagino dando l'idea di essere circondato da incapaci - c'era, con una crescente tracotanza, uno solo che faceva tutto: da portiere a goleador, da presidente della squadra ad allenatore, da giardiniere a massaggiatore, e si è visto dove siamo finiti tra gol e autogol presi. Per ora sarebbero queste le novità: come amministratore unico un avvocato aostano, Lorenzo Sommo, non certo un manager (lo stesso incaricato di portare l'Union Valdôtaine Progressiste in giudizio, con sconfitta, per tutelare il leone dell'UV...), un direttore generale - su "Linkedin" si legge il curriculum di Gianfranco Scordato - con tutte le deleghe "vere" (e già sfugge il perché di questo meccanismo di coppia, se poi sarà basata su pesi assai difformi). Vi è infine - a rendere il quadro assai confuso su "chi farà che cosa" - l'annuncio di Perron di voler proporre come consulenti la coppia, che evoca vicende del passato, formata da Paolo Giovannini e Giovanni Chamonal (ma Giovannini dichiara, a dimostrazione che non c'è più nessuna coppia, che «da tempo non sento Chamonal»). Insomma, anche l'"effetto annuncio" ha già dei punti interrogativi. Non si sa a che Santo votarsi, magari proprio al martire Saint-Vincent...