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21 giu 2013

Il futuro del sistema autonomistico

di Luciano Caveri

Ho ritrovato, nei giorni scorsi, il mio amico Enrico Borghi, da poco eletto per la prima volta deputato piemontese. Lo conosco da una vita, avendo vissuto - nelle diverse vesti reciproche - l'impegno per le zone di montane. Lui ha incarnato il momento d'oro delle Comunità montane e poi ha gestito il declino e la transizione di questo livello amministrativo dall'osservatorio privilegiato di presidente dell'"Uncem", che riuniva la lobby delle Comunità e dei Comuni montani. E' arrivato in Valle per presentare una proposta di legge sui piccoli Comuni in Italia, cui ha aggiunto un importante parte sul riordino della materia "montagna". Con la solita onestà intellettuale ha spiegato che è una proposta per il dibattito, visto che difficilmente questa Legislatura nazionale sortirà qualcosa di concreto in merito se non le riforme istituzionali e la nuova legge elettorale.

Credo che per lui, oltre al piacere di un ritrovarsi fra amici e di presentare le sue idee, sia stato interessante immergersi nel dibattito tutto valdostano del futuro del sistema degli Enti locali, che da noi si interseca - per ovvie ragioni geografiche - con il futuro della montagna. In sintesi: la prossima Legislatura valdostana dovrà riformare l'ordinamento degli Enti locali su cui la Regione autonoma ha una vasta competenza che va dall'organizzazione territoriale alla finanza locale, dalla legge elettorale allo status degli amministratori e via di questo passo, in un disegno che va dal vasto alla minuzia. L'argomento forte è se si vuole una Valle d'Aosta "Regionecentrica" o se, invece, si vogliono applicare logiche federaliste, nel rispetto dei diversi ruoli di governo, come previsto da quel principio di sussidiarietà senza il quale lo stesso federalismo è carta straccia. Ho ricordato a Borghi come uno dei "casus belli", che ha portato alla nascita dell'Union Valdôtaine Progressiste, sia stato proprio il rispetto dell'autonomia delle comunità locali contro una logica di centralizzazione su Aosta e le logiche verticistiche di un presidente della Regione, Augusto Rollandin, che magnifica il ruolo dei Comuni, parlando bene ma razzolando male. Caso esemplare di affermazioni di principio cui non si dà seguito per una concezione cesaristica del potere, in cui la decisione solitaria dovrebbe essere la regola di una democrazia fattasi sbilenca. Per cui non ci sono, dietro a questi discorsi, frustrazioni o "fantasmi personali", ma la serie preoccupazione di un deficit democratico distruttivo per la nostra autonomia speciale. Per questo UVP ha presentato una proposta organica e aperta al dialogo di riforma degli Enti locali, perché "scripta manent, verba volant". Sarà dunque questo, nei prossimi anni, un banco di prova essenziale.