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05 nov 2012

A viso aperto

di Luciano Caveri

Sarà che passano gli anni e l'esperienza insegna e innesca dei meccanismi da "sesto senso". Ma io ormai li vedo lontano un miglio e ne sento l'odore a occhi chiusi, come fanno i cani "da trifola" prima di scavare. Sono i "puri" di tutte le provenienze che gridano contro il Palazzo (metafora del potere inventata da Pier Paolo Pasolini) e i suoi occupanti, qualunque essi siano al momento e senza distinguo fra storie personali e comportamenti. L'invettiva o il manifestarsi seguono un copione e un fine, il proprio. La compagnia di giro è varia. Ci sono i cavalcatori dell'antipolitica e dell'antiparlamentarismo oggi di gran moda (e i politici se la sono cercata), ci sono quelli che attaccano la demagogia e ne sono la massima espressione, ci sono quelli che dicono di «no» ma non propongono alternative (dalla protesta alla proposta...), ci sono quelli della "società civile" (e gli altri sarebbero perciò di quella "incivile"), ci sono i fautori di campagne che sprizzano odio quando la dialettica politica marcisce, ci sono i giornalisti "a tesi" che scrivono notizie e commenti facendo un unico minestrone fra fatti e opinioni. Spesso sono il diavolo e l'acqua santa, un tempo si scherzava sui "cattocomunisti" o sui "radical-chic", ma oggi la galassia è ancora più vasta. Mi riferisco a certi sindacalisti che dicono peste e corna dei politici, come se loro fossero invece esseri "angelicati" e non frutto dello stesso sistema che disdegnano. Così associazioni varie che risultano poi essere solo trampolini per prendere il posto di chi si metterebbero al rogo. Ci sono poi quei manager di vario genere, specie pubblico e para-pubblico, che disegnano nel tempo - come i trapezzisti del circo - il momento in cui spiccare il salto verso la politica. Ma dicono - tipo Monti & c. - che «è una "chiamata" per dare ricambio alla politica», di cui - questo è il lato comico - sono stati burattini genuflessi al burattinaio, ma fingendo, con classe, l'esistenza di un loro spazio vitale. Il paradosso è che tutto questo ribollire nasconde l'ambizione di scalarlo quel maledetto Palazzo e molto del "cinema" che viene fatto è solo a questo fine. Scelta legittima, e non difendo qui nessuno di quelli che del Palazzo, anche perché conosco meglio di altri vizi e virtù. Osservo solo che sarebbe più credibile farlo a viso aperto, declinandolo così: «io propongo e mi pongo con nettezza sul mercato della politica e mi metto in gioco della serie "o la va o la spacca"». No, si fanno invece larghi, percorsi zigazaganti, si cerca l'onda da cavalcare, si gioca la carta del nuovismo. E poi si arriva al dunque: la politica.