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23 mag 2012

Un campanello d'allarme

di Luciano Caveri

Arriva un tweet mentre sto cercando il binario alla "Stazione centrale" di Milano del treno che mi porterà nel pomeriggio ad Ancona. Vado a parlare di "governance economica" ad una scuola "europeistica" presso la locale Università. Il messaggio parla di una bomba davanti ad una scuola a Brindisi: un ordigno artigianale che ha ucciso al momento due ragazze e ferito altri studenti. La notizia colpisce e quasi naturalmente uno si guarda attorno: sei in una stazione ferroviaria importante e parti con un "FrecciaBianca" che attraversa tutta l'Italia. Confesso che per chi è della mia generazione è come un fremito: una brutta notizia - una bomba davanti ad una scuola - apre ai ricordi del passato e a quelle bombe piazzate proprio in stazioni ferroviarie, sui treni e nelle piazze. Tratto comune di questo "fil rouge" di attentati e di sangue dagli anni Settanta in poi è che mancano i colpevoli di questo periodo in cui ha agito la "strategia della tensione". Un grumo di schifezza fra estremisti, servizi segreti, mestatori vari e registi più o meno occulti di cui, alla fine, non si scoprirono mai fino in fondo né esecutori né mandanti. Esprimo qui la mia partecipazione al dolore e alla preoccupazione, anche se penso sia presto per fare troppe "dietrologie". Viviamo tempi difficili, cui corrisponde - con macabra precisione - il periodico manifestarsi, sotto varie forme, di fenomeni di violenza. E mai come in questo momento la democrazia in Italia e debole in un contesto di sfiducia e di disimpegno. Vedremo che cosa c'è dietro a Brindisi. Intanto, guardando la campagna che scorre dal finestrino, sento salire un senso d'angoscia e risuona in me un campanello d'allarme.