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21 mag 2012

In pillole attorno alle Alpi

di Luciano Caveri

Per la "macroregione alpina", tema politico di grande attualità, mi sono scritto le tappe topiche più recenti per arrivarci, sapendo che è un dedalo di strade diverse che si incrociano.

1930-1940: in questi anni due autori valdostani, l'Abbé Joseph Bréan ed Émile Chanoux, spiccano con i loro scritti dalla forte connotazione europeista, che pongono le Alpi in una prospettiva futura di centralità nel Vecchio Continente. In epoca di totalitarismi, una visione grandiosa. 1940-1950: i pensieri sulla montagna, anche in chiave europea, si affinano con valdostani e valdesi che lavorano sulla "Dichiarazione di Chivasso". Nella Costituzione italiana (articolo 44) si accenna alla montagna e la Valle d'Aosta, Trento e Bolzano ottengono l'autonomia anche perché zone montane. 1950-1960: nascono i "Bim - Bacini imbriferi montani" che ottengono timidi canoni  per lo sfruttamento dell'idroelettrico. Arriva il "Trattato di Roma", punto di partenza senza il quale nessuna integrazione ci sarebbe stata. 1960-1970: inizia pian piano ad emergere la "politica regionale", che consente al diritto comunitario di guardare timidamente alla democrazia locale e non solo agli Stati. Sarà poi Jacques Delors a dare la scossa "regionalista". 1970-1980: arrivano in Italia le Comunità montane, ma con una perimetrazione risibile con molta... non montagna e questa stortura oggi è tornata indietro come un boomerang e le Comunità vengono soppresse quasi dappertutto. Nascono anche le Regioni ordinarie e i montanari, anche alpini, sperano. Il Consiglio d'Europa, con la "Convenzione di Madrid", fonda la cooperazione transfrontaliera contro i confini "cicatrici della Storia". 1980-1990: emerge in questi anni, anche se si dispiegherà nei periodi successivi, la "Convenzione Alpina". Delle Alpi, senza alcun coinvolgimento delle popolazioni interessate e dei loro eletti, si occuperanno i ministri dell'Ambiente. Un'utile Convenzione internazionale parte con il piede sbagliato e risulterà inutile, specie per il disinteresse dell'Unione europea. 1990-2000: arriva "Interreg", fondo strutturale prevalentemente transfrontaliero. Vengono approvate nel 1994 l'attesa "legge sulla montagna" e nel 1999 la "legge sulle minoranze linguistiche", utile anche per certe minoranze alpine. 2000-2010: con "Spazio Alpino" si perimetrano in modo eccessivo le Alpi (c'è l'Alsazia!) con un fondo strutturale. Il 2002 è l'"Anno internazionale delle Montagne": si scopre un mondo nel mondo. Arriva poco dopo il "Gect - Gruppo europeo di cooperazione territoriale", voluto dall'Unione europea e anche le Alpi ne approfittano per le Euroregioni del caso. La Convenzione per la "costituente europea" inserisce nel testo le "zone montane", ma ci vorrà il "Trattato di Lisbona" per il riconoscimento di questa specificità (articolo 174) nel quadro della coesione territoriale.

Ora, nel solco del mar Baltico e del fiume Danubio e della zona terrestre-marittima fra Adriatico e Ionio nascono strategie "macroregionali". Un'occasione per le Alpi. Avete visto in breve gli ultimi ottant'anni. Ora - a maggior ragione in tempi difficili in cui verrebbe la tentazione di scavarsi un buco nella neve e attendere che la bufera finisca - guardiamo al futuro, sapendo che gli Stati attuali in una logica europea cambieranno pelle e bisognerà essere pronti. Più autonomia lungo il cammino dell'integrazione europea e al diavolo i tempi grami.