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15 ago 2011

La centralità del Consiglio Valle

di Luciano Caveri

Suppongo che nelle prossime ore, per analogia con quanto già fatto dal Parlamento nazionale, anche il Consiglio Valle, altrimenti "fermo" sino a metà settembre come da lunga tradizione e soprattutto secondo le norme in vigore, deciderà di accorciare questa pausa. La scelta è certamente opportuna per due ragioni. La prima è che è bene capire come la crisi italiana e internazionale finirà per "scaricarsi" anche sulla nostra Valle, che non vive in un altro mondo, ma anzi l'interconnessione della nostra Autonomia speciale con gli altri sistemi politici e finanziari non consente, ammesso che ci sia mai stato, un effetto "isola felice". La seconda è che, pur vivendo in epoca di grande protagonismo degli esecutivi, perché l'opinione pubblica pretende dai Governi a qualunque livello dinamismo e rapidità, il nostro resta - da Statuto - un sistema parlamentare e la centralità del Consiglio Valle funziona se per primi a crederci sono i consiglieri regionali, me compreso. Il moltiplicarsi di manovre finanziarie, che si stratificano l'una sull'altra con "provvedimenti legislativi monstre" che hanno invertito la tendenza del recente passato di poche e chiare norme contro la logica di "assalto alla diligenza", rende il quadro di riferimento difficile e ormai esiste, per comprimere la nostra Autonomia finanziaria e politica, il "passepartout" del "Patto di stabilità" europeo. Attraverso quella che ora si chiama "governance economica", le ondate di tagli e misure di contenimento investono come delle ondate il nostro "Welfare" valdostano e non esiste di fatto una diga di contenimento che eviti tutto ciò. Se mai ce ne fosse bisogno, gli avvenimenti di queste settimane, con le preoccupazioni evidenti che crea, dovrebbero essere l'occasione per ribadire la fragilità dell'Autonomia speciale non a caso denunciata subito da chi criticò i limiti del nostro Statuto d'autonomia sin dalla sua approvazione. Oggi bisogna avere chiaro che i nostri diritti non sono privilegi e che il "bacio della pantofola" del governante di turno (diverso dalla necessaria interlocuzione politica) finisce per indebolire la nostra credibilità.