Ho visto già tempo fa qualche servizio tv, in quei contenitori pomeridiani tutti uguali che mettono tristezza, dedicato alla “famiglia nel bosco”, che ha diviso la politica italiana in fazioni frastagliate.
Non penso proprio - metto subito le mani avanti - che sia una “famiglia alla Mulino Bianco” dal romantico candore. MI paiono piuttosto due genitori smarriti, che coltivano un’immagine bucolica alla Rousseau, in armonia con la Natura e sentendosi depositari di una sorta di saggezza innata antisistema in salsa grunge.
Aggiungo la vena di vittimismo, che fa sempre simpatia a chi decide di mobilitarsi nella difesa della Libertà in un mondo in cui molti si affezionano alle cause perse.
Il commento più serio l’ho letto in un articolo su HuffPost ed è stato scritto da Giuliano Cazzola, già sindacalista e politico. Scrive Cazzola: “La storia non è affatto banale perché riguarda il presente e il futuro di tre minori per i quali i genitori hanno scelto una vita da “buon selvaggio”, a contatto con la natura, gli animali (in verità anche il cavallo e l’asinello sembrano un po’ perplessi per come vengono accuditi, per non parlare dei gatti e delle galline), senza neppure le comodità più elementari come l’acqua corrente, la luce elettrica, il riscaldamento; e di conseguenza senza le apparecchiature che per funzionare hanno bisogno di questi fattori primari.
Le telecamere da giorni ci mostrano un’abitazione molto più simile a un campo nomadi o agli alloggi di immigrati impiegati nella raccolta del pomodoro che ad una casa popolare. I servizi sociali si sono interessati a lungo di questa famiglia proponendo loro delle soluzioni più confortevoli, ma invano, fino al punto di rivolgersi alla magistratura minorile che ha sospeso la potestà genitoriale e ha ospitato i bambini in una casa-famiglia, riconoscendo alla madre il diritto di stare con loro”.
Descrizione rapida e condivisibile, cui Cazzola, con evidente verve, aggiunge il racconto della povertà della sua infanzia e di certe ristrettezze e di certi disagi di chi, come lui, nacque nel 1941 in una famiglia senza lussi.
Aggiungerei Cazzola: “Sinceramente non ho mai avuto nostalgia di quei tempi. Ma venivamo da una guerra e si viveva in condizioni di vera povertà. Oggi trovo incomprensibile che si scelga apposta quella vita e la si imponga ai figli. Ma soprattutto sono indignato per l’ipocrisia con cui in tanti si sono schierati in difesa di quelle presunte libertà dei genitori di privare i loro figli di un vivere dignitoso. Si sono messi in moto i social raccogliendo firme per la restituzione dei piccoli ai genitori che li amano e non li maltrattano (come se farli vivere nell’indigenza non sia un maltrattamento). È prevista persino una manifestazione a Roma. Addirittura il ministro Valditara ha ribadito che è possibile adempiere all’obbligo scolastico anche in questo modo. La Lega è scatenata come ai tempi del “parliamo di Bibbiano”, la clamorosa montatura agitando la quale Matteo Salvini pensava di vincere le elezioni in Emilia Romagna. Alcuni sono arrivati a ritenere fortunati questi bambini in quanto sottratti dai loro genitori ai vizi del consumismo e alla tirannia delle nuove tecnologie, dalla tv ai tablet e alle play station.
Il fatto è che divenuti adulti questi piccoli vivranno in una società dominata dalle tecnologie, ma saranno in grado solo di tracciare una O servendosi di un bicchiere. Senza avere confidenza con il linguaggio digitale saranno dei disadattati, impossibiliti a trovare un lavoro e di mettere a frutto quei talenti di cui sono stati privati, privati del diritto di vivere in una comunità in relazione con altri, sin da bambini. Nulla da dire con i principi di Dio, Patria e Famiglia, ma non tutte le famiglie meritano la tutela riconosciuta dalla Costituzione quando limitano lo sviluppo della personalità dei suoi componenti imponendo stili di vita assurdi e immotivati, a livello di una ideologia primitiva”.
Finale con il botto: “Che siano i possessori dei Suv, gli ossessi della settimana bianca, coloro che fanno la fila di notte per acquistare tra i primi un nuovo modello di smartphone in grado persino di friggere le uova, coloro che passano le ferie soltanto in località esotiche a fingere di apprezzare una scelta di vita bucolica è una apologia dell’imbecillità. In quella casa nel bosco non ‘’nasce l’amore’’, ma solo un’inaccettabile concezione proprietaria della vita di esseri umani, i figli”. Evviva chi evita strumentalizzazioni e discorsi melensi.
Significativo che l’Avvocato della “famiglia del bosco”, Giovanni Angelucci, abbia deciso di rimettere il suo mandato per 'troppe pressanti ingerenze esterne', facendo intendere che certa cocciutaggine non può essere sostenuta.