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19 set 2025

Le lingue sono una ricchezza

di Luciano Caveri

La ricchezza linguistica della Valle d’Aosta resta uno dei fondamenti del necessario idem sentire di chi crede nel particolarismo di questa nostra comunità alpina. E questo non solo per gli aspetti giuridici derivanti dai decreti luogotenenziali e dallo Statuto di autonomia, che pure sono fonti autorevoli e forti.

Vi è in tema di minoranze linguistiche una rete protettiva, che ho seguito come parlamentare europeo in connessione con altri popoli amici, depositari di “lingue minoritarie”, come si dice con espressione scientifica. Ho avuto esperienze divulgative sul tema, sempre in campo europeo, nel lavoro fatto al Consiglio d’Europa, cui si devono documenti essenziali in questa materia.

Per questo non sono le mie posizioni ideologiche sulle lingue storiche dei valdostani. Il francese è una lingua radicata dei valdostani nel millenario bilinguismo francese-patois, che per secoli rendeva l’italiano una lingua straniera.

La difesa del francese va inserita in una logica di plurilinguismo, chiave per il futuro dei nostro giovani, sapendo del ruolo attuale dell'inglese, che nessuno disconosce.

Certo oggi l'uso vivo della lingua francese è in affanno e negarne l'evidenza sarebbe ridicolo. E per questo bisogna avere il coraggio di esaminarne le ragioni e, per chi è a favore di questo nostro tratto distintivo di minoranza linguistica, è bene non cadere nella trappola di chi sostiene il francese in pubblico, gongolando in privato sul declino del francese. Vorrei declinare tre ragioni per la sua difesa.

Il francese è indubitabilmente un elemento della Storia, che fa parte di quei caratteri originali della valdostanità e serve per capire certe vicende in lingua originale. Insomma: chi cerca le radici trova il francese e non si può negarne l'evidenza.

La seconda: la francofonia è una chance in più per leggere il mondo (compresa l'Unione europea con le Istituzioni a Bruxelles e Strasburgo!), visto che resta una lingua importante e garantisce una rete di contatti che altri non hanno ed è dunque un vantaggio, che non impedisce l'apprendimento di altre lingue. La partecipazione al Sommet de la Francophonie e l’adesione all’Associtation des Régions francophone è come una finestra sul mondo, che ci consente una sorta di utile politica estera

La terza: la francofonia è indispensabile per i contatti culturali ed economici con le zone francesi e svizzere confinanti. L’interscambio è una realtà di prossimità e non è una fandonia a difesa di chissà che cosa, come dimostrano imprenditori con il loro lavoro e gli studenti con gli interscambi nelle scuole. In questo senso la cooperazione transfrontaliera è assieme strumento e fiore all’occhiello.

Il francoprovenzale è davvero un patrimonio per la Valle e per l’umanità e il suo riconoscimento per legge è stato frutto della mia attività parlamentare nel quadro della legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche del 1999. Una lingua che si mantiene viva e interpreta uno degli aspetti peculiari del popolo valdostano.

Lo stesso vale per le parlate germanofone della comunità Walser, tutelata da norma statutaria che inserii, a loro tutela, con un riforma costituzionale nel 1993.

Sono elementi concreti di azioni politiche di cui vado fiero e questo è avvenuto non solo per le nostre questioni, ma mettendo attività ed esperienza a servizio anche delle altre minoranze linguistiche e nazionali in Italia e in Europa.