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27 giu 2025

Non mischiare Hiroshima con l’Iran

di Luciano Caveri

Sicuro che tra qualche anno verranno messe assieme certe dichiarazioni di Donald Trump per avere un ritratto perfetto del Presidente americano.

Oggi è difficile stargli dietro: siamo sottoposti a raffiche di discorsi con vere e proprie perle in negativo che lasciano perplessi e forse esausti.

Fra le più recenti, spicca questa: presa di posizione: come le atomiche di Hiroshima e Nagasaki avevano messo fine alla Seconda guerra mondiale contro il Giappone, così le bombe di profondità sganciate sui tre siti nucleari iraniani hanno chiuso il conflitto tra Iran e Israele.

Il paragone lo ha fatto il presidente Donald Trump, durante l’incontro con il segretario generale della Nato Mark Rutte e rientra in questa logica incontinente e verbosa dell’inquilino della Casa Bianca.

Sono stato a Hiroshima non molto tempo fa. Ci sono arrivato con un treno proiettile, come lo chiamano in Giappone e poi con tram vecchio stile - si paga all’uscita con le monetine - sono arrivato nella zona in cui esplose la bomba atomica.

Ricordo che fu sganciara la bomba atomica, chiamata con una certa avventatezza "Little Boy", uccidendo decine di migliaia di persone istantaneamente e causando danni catastrofici.

È lì che si vede, attorniato da giardini, il rudere più emblematico dei danni bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945 alle 8.15 del mattino.

Si chiama il “Genbaku Dome” (Cupola della Bomba Atomica), noto anche come Hiroshima Peace Memorial. Si tratta dei resti di un edificio che si trovava a circa 160 metri dell'esplosione, l'ex Palazzo dell'Industria di Hiroshima, progettato nel 1915 per una fiera commerciale dall'architetto ceco Jan Letzel, innamorato del Giappone. Dal 1996 è entrato a fare parte dei patrimoni dell’umanità protetti dall’Unesco.

A due passi c’è il fiume Motoyasu, ai cui bordi il giorno della mia visita una band suonava allegri motivetti di musica anglosassone.

Il Ponte Motoyasu, che attraversa il fiume, era un punto di riferimento vicino all'epicentro dell'esplosione. Molte persone il giorno dell’esplosione cercarono rifugio nel fiume o lungo le sue rive, alcuni annegando a causa della corrente, altri morendo per le ferite.

Il fiume è anche un elemento chiave nella commemorazione della tragedia, con la cerimonia delle lanterne galleggianti che si tiene ogni anno sul Motoyasu, per onorare le vittime. 

Ma la parte più commovente in un luogo che evoca orrore e fa vibrare il cuore di chiunque abbia un minimo di senno è Museo della Pace di Hiroshima (Hiroshima Peace Memorial Museum) è uno dei luoghi simbolo della memoria.

Situato nel Parco della Pace di Hiroshima, il museo è stato inaugurato nel 1955 e ha come obiettivo quello di documentare le conseguenze della bomba atomica.

Forse appare essere un po’ vecchiotto rispetto all’evoluzione multimediale. Ma il percorso obbligato dall’ingresso all’uscita commuove con oggetti appartenuti alle vittime, fotografie, testimonianze dirette e ricostruzioni degli eventi Il museo si propone di sensibilizzare i visitatori sugli orrori della guerra e sull’importanza della pace, rivolgendosi sia al pubblico giapponese sia internazionale. Ed è ben più efficace di certe manifestazioni di questi tempi.

Riesce a far capire cosa avvenne quando il bombardiere che sganciò la bomba atomica su Hiroshima.

L’aereo chiamato Enola Gay era un Boeing B-29 Superfortress. Qualche giorno fa, Trump, nella foga contro la cosiddetta cultura woke, ha ordinato di far sparire ogni riferimento ai gay nelle larile usate dalle Amministrazioni. Di conseguenza sono scomoarse - nella stupidità di certi ordini e chi li esegue - le foto che documentavano proprio il lancio della prima bomba atomica su Hiroshima a causa del nome Enola Gay. non c'era alcub riferimenro ai gay, essendo solo il nome e cognome della madre del pilota, Paul Tibbets!

Lo stesso che disse: “Ci siamo girati indietro a guardare Hiroshima. La città era nascosta da quell'orribile nuvola a forma di fungo, incredibilmente alta".

Mentre il suo copilota, Robert A. Lewis, gridò dopo lo sgancio della bomba: “Mio Dio, cosa abbiamo fatto!".

La bomba che sganciò, "Little Boy", era una bomba all'uranio. Tre giorni dopo, il 9 agosto 1945, un altro bombardiere, il BOCKSCAR, sganciò una seconda bomba atomica, "Fat Man", su Nagasaki con esiti altrettanti terribili.

Mischiare queste cose con l’Iran è niente altro che una triste ignoranza.