L’altro giorno, in una conferenza, uno degli oratori mi ha fatto sussultare con una citazione e racconterò il perché.
Premetto che le citazioni sono utili – io stesso ne faccio uso – perché servono, quando si esamina un tema, ad impreziosire il discorso. Nel tempo ho capito che bisogna essere guardinghi e spesso molte frasi che si adoperano correntemente sono in realtà sbagliate.
Ci sono esempi abbastanza noti ma eclatanti.
Si dice che Voltaire abbia pronunciato la frase: "Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”. Questa frase sulla libertà di espressione non l’ha mai scritta o detta. L'autrice è, invece, Evelyn Beatrice Hall, che la usò nel 1906 nel suo libro "The Friends of Voltaire" per riassumere il pensiero del filosofo.
A Sant'Agostino d'Ippona viene spesso attribuita la citazione: "Il mondo è un libro e coloro che non viaggiano ne leggono solo una pagina”, ma non esiste alcuna prova che abbia mai pronunciato questa frase specifica.
Idem, quando si attribuisce a Niccolò Machiavelli la frase: "Il fine giustifica i mezzi", che è una sorta di sintesi del suo pensiero, ma non attribuibile all’autore.
“Lasciate che mangino le brioches!" avrebbe detto Maria Antonietta, regina di Francia, quando le fu detto che il popolo non aveva pane . La frase è falsa e appariva già nelle Confessioni di Jean-Jacques Rousseau, scritte intorno al 1765, quando Maria Antonietta aveva solo dieci anni ed era ancora in Austria.
Anche il celebre "Elementare, Watson!" di Sherlock Holmes non esiste nei romanzi di Arthur Conan Doyle, ma solo nei film o nelle serie tv.
Infine, ma di grande attualità, “Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum”,vale a dire “Dunque, chi desidera la pace, prepari la guerra.” Oggi è usata in contesti bellicisti, ma nel trattato di Vegezio (De re militari), era più una riflessione sulla difesa come deterrente (a proposito del riarmo europeo…).
Ma veniamo alla frase di cui ho parlato all’inizio. Sarebbe stata – uso non a caso il condizionale – la frase "lentamente e poi all'improvviso", attribuita allo scrittore Ernest Hemingway. In realtà, ho scoperto con facilità come non esista una frase esatta con questa formulazione in nessuna delle sue opere.
La frase, tuttavia, descrive l'idea che le cose peggiorino gradualmente, in modo impercettibile, e poi all'improvviso, in modo radicale e inaspettato.
Quindi, anche se la citazione è farlocca, devo dire che l’espressione mi convince e purtroppo temo che vada applicata – e lo scrivo con infinita tristezza – alla crisi in corso della democrazia rappresentativa.
Siamo di fronte a fenomeni crescenti ma striscianti, che erodono capisaldi, come la partecipazione alla vita dei partiti, l’astensionismo a voto, la delegittimazione dei Parlamenti, la messa in discussione nell’equilibrio fra i poteri, il ritorno dei nazionalismi e altre concause che creano scenari inquietanti.
Lo dicevo, l’altro giorno, ad alcuni giovani amministratori comunali della Valle d’Aosta, che certo non invidio per i rischi sconsolanti all’orizzonte che davvero , all’improvviso, possa far cascare la democrazia depotenziata, se non peggio, perché finita in pessime mani.
Norberto Bobbio, che tanto ha scritto su questo, ammoniva: "Quando la libertà comincia a tremare, è sempre la democrazia che trema per prima”.
Basta guardarsi attorno per legittimare le preoccupazioni e i conseguenti tremori.