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03 mag 2025

L’illusione omeopatica

di Luciano Caveri

Quando ero un giornalista in erba, ai tempi di Radio Saint-Vincent, fra i miei primi reportage, ci fu l’intervista a un medico canavesano che curava i pazienti con l’omeopatia.

Erano anni in cui già emergevano diversi filoni riguardo alle cosiddette medicine alternative e avevo deciso di seguire questa pista, che nel tempo è diventata una vera e propria moda, che spesso cade nel settario e in una logica antiscientifica. Se n’è avuta prova provata in quel fenomeno sfociato in politica con i contrari alle vaccinazioni all’epoca del Covid.

L’omeopatia è un caso esemplare. Con il passare degli anni ho approfondito il tema, avendo molti amici e conoscenti che ne sono entusiasti e rispetto le loro credenze, anche se non le condivido.

Ricordo che l’omeopatia nasce alla fine del XVIII secolo con gli studi del medico tedesco Samuel Hahnemann. Si basa su due principi fondamentali. Il famoso “Similia similibus curantur” – ovvero “il simile cura il simile” - che sostiene come una sostanza che provoca certi sintomi in una persona sana può, se somministrata in piccole dosi, curare una persona malata con sintomi simili.

Secondo argomento: i rimedi omeopatici vengono preparati attraverso una serie di diluizioni successive, spesso al punto da non contenere più molecole della sostanza originale. Dopo ogni diluizione, il rimedio viene “scosso” energicamente (processo chiamato dinamizzazione).

Ormai la comunità scientifica considera l’omeopatia priva di efficacia clinica dimostrata, al di là dell’effetto placebo, che è evidenza scientifica.

Un caso significativo è che in Francia, Paese di origine di Boiron, l’azienda leader mondiale nella produzione di rimedi omeopatici, l’omeopatia non è più rimborsata dal sistema sanitario pubblico (la Sécurité Sociale) dal 1º gennaio 2021.

In Italia questo non è mai avvenuto e altri Paesi, come il Regno Unito, non rimborsano più o hanno posto limitazioni forti, come in Germania e in Spagna.

Ci pensavo leggendo un’intervista sul Corriere a Roberto Burioni, noto virologo, a cura di Valentina Arcovio. Interessante l’incipit: “ «Non ho nulla contro i filtri d'amore, purché non siano tossici, non siano prescritti da medici, studiati nelle università, venduti dai farmacisti o rimborsati dal Servizio sanitario nazionale». Non è abituato a utilizzare mezzi termini Roberto Burioni, virologo, professore all'Università Vita-Salute San Raffaele e ormai noto divulgatore scientifico”.

Burioni sostiene alcune cose nell’intervista. Tipo: “L’omeopatia è una teoria che risale agli inizi dell'Ottocento e si basa sull'assunto che il simile possa curare il simile. Facciamo un esempio pratico: hai mal di testa? L'omeopata è convinto che prescrivendo qualcosa che causa il mal di testa, il mal di testa possa guarire. In sostanza l'omeopata ritiene che i sintomi siano sostanzialmente la malattia e il modo di curarla è somministrare qualcosa che causa gli stessi sintomi. Un altro principio alla base dell'omeopatia è che le sostanze diluite risultino potenziate dalla diluizione stessa". E ancora: «Per un omeopata più un preparato è diluito, più è potente. Assurdo, vero? Provate infatti a diluire il detersivo che mettete nella vostra lavatrice... Dire che diluire significa potenziare è quanto meno temerario. Probabilmente secoli fa questa teoria poteva andar bene, oggi per essere d'accordo bisognerebbe seppellire 200 anni di scoperte straordinarie della medicina e della scienza in generale”.

Alla fine, quel che conta, non è solo chi è credulone in buona fede, ma chi - professionista della medicina - asseconda l’omeopatia o persino la trasforma in materia d’insegnamento universitario.

Ancora Burioni: “In effetti, stabilito che l'omeopatia non ha alcuna base scientifica, non è in alcun modo accettabile che un medico ometta una cura efficace per somministrare il nulla. Chi si comporta in questo modo deve essere secondo me sbattuto fuori dall'Ordine dei medici. Ricordo che in provincia di Pesaro e Urbino è morto per un'otite un bambino di 7 anni e a Bari è morto di polmonite un bambino di 4 anni. Entrambi curati da omeopati irresponsabili che non hanno somministrato ai loro pazienti cure efficaci che gli avrebbero salvato la vita. Questi sono comportamenti che devono essere puniti sia dalla magistratura, sia dall'Ordine dei medici. Lo stesso rigore ci vorrebbe nelle farmacie: io preferirei che i preparati omeopatici non ci fossero, perché questo induce nei pazienti la falsa convinzione che abbiano la stessa provata efficacia delle medicine che troviamo in farmacia. In ogni caso dovrebbero essere esposti con una scritta in bella evidenza dove si specifica che non contengono nessun principio attivo e che la loro efficacia non è stata dimostrata”.

Esiste tutto un mondo di pratiche bizzarre e quindi non vale la pena di stupirsi, ma far finta di niente non giova alla…salute.