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03 nov 2023

L’antisemistismo svela i finti democratici

di Luciano Caveri

Non si può nella vita tenere il piede in due scarpe, cari antisemiti di una Sinistra estrema o del sedicente Progressismo (quelli di stampo neofascista mi stupiscono meno, avendo l’odio per gli ebrei nel DNA). Spesso sono gli stessi che celebrano con commozione la Resistenza e fanno grandi proclami sulla Costituzione antifascista e ricordano il giorno della Memoria l’orrore dei lager. Per poi contraddirsi. Meglio di tutti lo ha ricordato come lezione di vita il grande Mattia Feltri, giorni fa, nella sua rubrica:”Perché a Chicago, durante una manifestazione propalestinese, sono stati aggrediti degli ebrei? Perché sugli usci delle case abitate da ebrei a Varsavia si disegna la stella di David? Perché nei cortei pacifisti romani si dichiara Israele stato nazista e terrorista? Perché i partecipanti agli stessi cortei strappano la bandiera di Israele dalla Fao? Perché nei cortei pacifisti milanesi si chiede di aprire i confini per andare ad ammazzare gli ebrei? Perché nell'aeroporto di Makhachkala, Dagestan, si organizza una caccia all'ebreo? Perché fuori dallo stesso aeroporto un bambino dice di essere andato lì per veder uccidere gli ebrei? Perché una ragazza esibisce un cartello con la stella di David infilata nella spazzatura per far pulizia nel mondo? Perché nelle università americane si inneggia al pogrom di Hamas come igiene mediorientale? Perché a Tunisi si assalta la sinagoga e si dà fuoco ai testi sacri? Perché a Lione la sinagoga viene vandalizzata? Perché a Berlino una sinagoga è colpita da una bomba molotov? Perché i ragazzi di Sydney chiedono la riapertura delle camere a gas? Perché nella metropolitana di New York si scrive di uccidere gli ebrei? Perché in Circassa si sollecita di espellere tutti gli ebrei? Perché a Stanford un professore mette gli studenti ebrei in un angolo? Perché a Seul si inneggia alla soluzione finale contro gli ebrei? Perché nessuno si sogna né si sognerebbe mai (e ci mancherebbe) di dire o fare altrettanto con i palestinesi? Perché con gli ebrei sì e coi palestinesi (e ci mancherebbe) no? Perché, se non è precisamente antisemitismo? Il nostro solito, vecchio, mai scomparso antisemitismo?”. Sull’Express Anne Rosencher impicca l’aggregazione della Sinistra francese (dove sulle case degli ebrei sono state dipinte stelle di David!) ormai antagonista e molto vale per l’Italia: “Depuis quelques jours, des Français ayant voté La France insoumise (LFI) aux dernières élections jurent qu’on ne les y prendra plus. Dans quelle proportion ? Nous verrons vite. Mais le constat s’impose dans les conversations : les ergotages honteux de LFI, qui n’a pas su qualifier de terroriste l’attaque du Hamas contre les civils israéliens, ont sidéré nombre de ses électeurs, quelle que soit leur opinion sur le conflit israélo-palestinien et sur la riposte israélienne. Depuis le 7 octobre, à mesure que les images documentaient l’attaque anti-juifs la plus barbare depuis la Shoah – pogroms, enfants kidnappés, familles massacrées, viols… –, les chipotages et les justifications de la maison Mélenchon ont révélé le pli idéologique de ce mouvement. Ça n’est pas faute de l’avoir dit ni de l’avoir écrit. Voilà des années que LFI pratique les accommodements avec l’islamisme et l’antisémitisme. Mais il se trouvait encore beaucoup d’électeurs à gauche pour se convaincre que c’était là autant de dérapages isolés, de clins d’oeil tactiques, voire de « maladresses » ; ou que seul le social comptait. Par l’atrocité et l’ampleur des massacres qu’elle s’est employée à minimiser ou à relativiser, la réaction officielle de LFI aura dessillé nombre d’électeurs de bonne volonté. Et cette fois, Jean-Luc Mélenchon ne pourra pas compter sur la mémoire courte de l’opinion ni sur le zapping de l’actualité pour pratiquer sa politique de scandales intermittents. Cette fois, sa faute est historique, indélébile”. La direttrice striglia poi il Partito Socialista francese che balbetta di fronte a certe posizioni odiose del leader della Sinistra unita francese. Il passaggio conclusivo dell’ editoriale è memorabile: ”Leurs explications emberlificotées (« changer les choses de l’intérieur », « préparer une Nupes sans Mélenchon »…) illustrent à la perfection la citation de Camus : «Il y a toujours une philosophie pour le manque de courage». Il y aura bien un avant et un après 7 octobre 2023 pour la gauche française”. E per quella italiana nelle componenti che sono simili a Melanchon e compagni.