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01 ott 2022

L’interesse

di Luciano Caveri

La parola “interesse” è - scusate la banalità - interessante e, come capita spesso, ha caratteristiche double face, che fanno sì che nell’uso si presti ad utilizzi che paiono contraddittori. L’inflazione galoppante fa impallidire chi - ed io sono fra questi - per via del costo del denaro un mutuo variabile e teme gli interessi crescenti che svuoteranno le tasche. Per altro “avere degli interessi” è generalmente riconosciuta come una chiave di volta per migliorare la propria vita e non stare chiusi in sé stessi. Ma “interesse” può avere anche un destino ancora più nobile di cui dirò. Intanto dal sito “Una parola al giorno” ricordo l’etimologia dal latino: interesse essere in mezzo, partecipare, composto di inter tra esse essere. Così prosegue la spiegazione: “Una parola comune che solo la riflessione etimologica ci può chiarire in tutta la sua semplicissima portata: l’interesse è ciò che sta in mezzo. In che senso? L’interesse è un legame, una giunzione che avvicina qualcuno a qualcosa o a qualcun altro. Simile ad arpione che aggancia e trae, simile a ponte che permette il passaggio, l’interesse è la variegatissima, inafferrabile cifra dell’unione fra io e tutto il mondo intorno, che invita alla partecipazione e al coinvolgimento. Senza interesse l’uomo resta un’autarchica e squallida torre d’avorio, capace solo di osservazioni distanti e distorte; l’uomo ricco di interessi è invece ben calato nella sua realtà, nodo solido di rete. Anche se non sempre questo interesse ci suona positivo: gli interessi dei politici, i conflitti di interessi ci riecheggiano furberie e tornaconti personali”. Ah! Questa politica sempre a tinte scure. Cerco sempre di chiedere dei distinguo contro la banalizzazione e la richiesta di distinzioni per evitare il mucchio e che dalla torre vengano buttati giù tutti quelli che fanno politica, messi in un tutt’uno. Invece l’evocazione di quella logica di stare assieme, di spalleggiarsi, di farsi forti di fronte agli eventi di ogni genere dovrebbe dare un senso a molte cose. Ci pensavo, sempre maniacalmente applicandolo a questa piccola Valle d’Aosta che trema di fronte agli scenari attuali che non confortano affatto, rispetto all’esistenza di una sorta di interesse superiore o, se preferite, interesse generale. Facile evocarlo, difficile farlo, ma indispensabile ragionarci. In fondo niente di straordinario se non la speranza, che forse è illusoria, che si possa guardare in alto e mettere assieme le migliori energie per far fronte ai molti guai e alle legittime preoccupazioni. Questo fonda il valore di una comunità. Diceva bene Erich Fromm: “La democrazia può resistere alla minaccia autoritaria soltanto a patto che si trasformi, da “democrazia di spettatori passivi”, in “democrazia di partecipanti attivi”, nella quale cioè i problemi della comunità siano familiari al singolo e per lui importanti quanto le sue faccende private”. Vale per i singoli e a maggior ragione per le forze politiche.