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28 nov 2019

Cetto La Qualunque superato dalla realtà

di Luciano Caveri

L'anno scorso sono stato a vedere al "Palais" di Saint-Vincent lo spettacolo teatrale del grande attore Antonio Albanese, comico di razza capace anche di usare i toni drammatici quando vuole, perché dotato di una tecnica straordinaria e di una fisicità unica sul palco, che crea una grande empatia con gli spettatori in sala. Per tutta la sera si era tenuto distante da quel personaggio che lo ha reso noto con i film, il celebre Cetto La Qualunque, nato nel 2011 con il successo di "Qualunquemente", bissato l'anno dopo con "Tutto tutto niente niente", tornato da poco con "Cetto c'è, senzadubbiamente", che sono andato a vedere poche ore fa. Penso che questo suo distacco dal personaggio della sera della lunga performance al "Palais" fosse dovuto alla scelta di evitare di caderne vittima per sempre, in un cliché che fosse una prigione, e lo si era già visto in questi anni con ruoli assai diversi in altri film di successo.

Mi era, ad esempio, risultato irresistibile con la serie "I topi", graffiante comedy che racconta con un tono grottesco la vita dei latitanti di mafia, utilizzando il ridere amaro o di gusto, con l'intento di far emergere il ridicolo e l'assurdità di quella condizione sugli schermi di "Rai3" (io le puntate le ho viste una dietro l'altra su "RaiPlay"). Albanese interpreta Sebastiano, latitante che trascorre le sue giornate nascosto in una villetta del nord Italia. dove però è capobastone di una folta comunità di immigrati con la complicità di politici locali, cioè la fotografia della Lombardia e - temo - pure della nostra Valle. La casa è dotata di molte telecamere, passaggi segreti e l'immancabile bunker interrato e popolata di personaggi collaterali assai bizzarri. Giganteggia però nella sua carriera la maschera sudista di "Cetto" con un successo popolare che riecheggia l'impiegato nordico standard Fantozzi di Paolo Villaggio negli anni Settanta. Altrettanto proverbiale è "Cetto", caricatura del politico meridionale arruffone, zotico, disonesto e furbo, oltreché ignorante come una scarpa. Ricordate un suo comizio dal primo film? Eccone un pezzo: «Cari amici elettori, e sdraiabilmente amiche elettrici di Marina di Sopra, mi è stato chiesto, se vengo eletto, cosa intendo fare per i poveri e i bisognosi: 'na beata minchia! E' ora di finirla: 'sta cosa dei bisognosi è una mania! Poi sono bisognoso anche io di voti, affettivamente mi servono più dell'ossigeno: qui siamo in guerra, un'elezione dopo l'altra, io non faccio prigionieri. Tu mi voti, ti trovo un lavoro e ti sistemo. Tu non mi voti, 'ntu culu a ttìa e a tutta 'a famighia! Applauso! Io amo lo scontro, e soprattutamente non amo i pacifisti, nella persona di De Santis, il nostro Giovanni De Santis della lista civica. De Santis: io non ti sputo sennò ti profumo, io non ti piscio che ti lavo, io non ti caco che ti inciprio! Giovanni De Santis, 'a bastasu, 'a caino, pù (sputano). Scusate, scusate... De Santis, tu ti sei fissato che i problemi del Meridione sono il lavoro, lo sviluppo economico, la valorizzazione delle risorse naturali... Ma chiù natura d'u pilu, che c'è? Qui da noi non serve lavoro, è risaputo, non serve lavoro, che se uno sa firmare due assegni a vuoto, di fame non muore. Qui non servono strutture scolastiche od ospedali efficienti. Qui serve 'u pilu!». Ebbene, l'ultimo film, in cui "Cetto" diventa aspirante al "Trono delle Due Sicilie" e dunque Re, perde quell'impatto delle sue prime pellicole, anche se in certi passaggi si ride di gusto. Ma la storia non decolla e sembra non avere una fine neppure troppo burlesca. L'impressione è che forse lo stesso Albanese ritenesse il filone esaurito. Per altro il berlusconismo in via di estinzione non permette di avere il clima dei primi due film e penso che certi parlamentari del Sud espressi dai "Cinque Stelle" - con certe uscite ad esempio in Puglia su Taranto, sula malattia degli Ulivi, sulle costruzione del "Tap" - siano di fatto più comici e folkloristici dello stesso "Cetto", esaurendo di fatto il filone. Beppe Grillo dovrebbe rifletterci con quel suo Luigi Di Maio che con il reddito di cittadinanza è un "Cetto La Qualunque" perfetto, al suo fianco, è apparso in queste ore timido e mansueto per paura di perdere il ruolo traballante dii leader. La votazione di quattro gatti per le Regionali sulla "Piattaforma Rousseau", assurta a esempio di democrazia diretta, è una realtà così astrusa e grottesca da superare - qualunquemente... - ogni caricatura della Politica.