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12 giu 2019

Sepolti dai rifiuti

di Luciano Caveri

I rifiuti sono come non mai una preoccupazione quotidiana. Posti di fronte alla "militarizzazione dei rifiuti" - cosa buona e giusta, naturalmente - dobbiamo memorizzare che cosa mettere fuori la sera per la raccolta dell'indomani. Laddove abito con la differenziata "porta a porta", bisogna pensare con attenzione a che cosa mettere fuori la sera nei bidoncini d'ordinanza. Ma bisogna guardare anche se c'è o ci sarà vento per evitare che i bidoncini volino via e si spacchino, spargendo pure il loro contenuto. Io ho optato per catenella con moschettone, ma altri hanno scelto dei ganci cui appendere i bidoni in una logica "fai da te" non prevista dai capitolati d'appalto. La "militarizzazione" è dimostrata anche dai centri di raccolta dove entri con tessera magnetica, che apre una sbarra e, dopo aver buttato il buttabile seguendo i diversi container a disposizione, con la medesima tesserina, verrà censito quanto hai portato in discarica. Già, perché a parte quel che si riciclerà, il resto per ora finisca in nella montagna di pattume a Brissogne.

Scartata con referendum popolare l'ipotesi di termovalorizzazione, mi sono abbastanza perso i contenuti puntuali di quell'unica alternativa alla discarica - si vocifera che comunque possa essere quella nell'area Follioley fra Issogne e Champdepraz – prevista dal "trattamento a freddo", di cui confesso conosco poco i particolari tecnici prescelti, che tanti anni fa mi sembrava ancora più una speranza che una realtà, ma immagino che lo scenario sia cambiato e dunque si raggiungerà l'esito sperato di evitare discariche monstre. La "differenziata", rispetto alla vecchia pattumiera che ingollava tutto, è una bella rappresentazione dei propri consumi anche e proprio per i ritmi ossessivi della raccolta e delle sue regole draconiane che spingono cittadini pessimi a buttare in giro i rifiuti. Dove abito, a Saint-Vincent, so che grazie a scontrini vari sono stati individuati e multati "sporcaccioni" di questo genere e fosse per me ne pubblicherei settimanalmente sui giornali foto e prodezze, perché la comunità conosca i loro nomi. Certo il tema non è semplice ma capitale per avere un territorio in ordine e per meglio regolare i nostri comportamenti. Trovo interessante che in questi giorni a Brest in Bretagna si stia svolgendo la prima edizione del "Festival des déchets". Racconta il sito "Usbek & Rica" a firma Blaise Mao: «Au programme: ateliers, conférences, opérations de ramassage sur les plages, mais aussi plusieurs spectacles à destination de tous les publics, dont deux Causeries de l'écrivain, dramaturge et interprète David Wahl. Ce dernier nous a accueilli chez lui pour nous en dire plus sur ce festival inédit en France». Vorrei qui, da questa intervista, cogliere qualche spunto interessante su di un tema che affronto laicamente e senza visioni ideologiche, sapendo che la questione è grave e non ci si può nascondere dietro un dito e una delle chiavi interessanti a Brest sarà l'educazione ambientale verso i giovani. Osserva Wahl: «Le déchet est quelque chose de proche, c'est un objet sur lequel on peut agir, mais aussi un merveilleux sujet de questionnements sur les plans philosophique, social et comportemental. Quand on s'attaque à ce sujet, il y a trois leviers à actionner: le passage à l'action individuelle, la remise en question collective de nos pratiques de consommation, et l'innovation technologique, scientifique». Aggiunge più avanti poroprio pensando ai bambini: «Car le plastique, c'est "la" matière des enfants. Et que malheureusement, aujourd'hui, 99 pour cent des jouets en plastique produits dans le monde n'ont pas de solution de recyclage... Le spectacle parle donc de dinosaures, de machines à recycler, et même de bioplastique. Sur la question du plastique, par exemple, le retour de la consigne à une échelle locale est une bonne idée, j'y suis favorable, mais présenter le plastique comme la "résine de Satan" et souhaiter son bannissement total est un non-sens. Sinon, les émissions de CO2 vont exploser! Il faut faire le constat de nos erreurs, les payer, mais surtout innover pour faire mieux. Ça tombe bien, la nature nous parle comme elle ne nous a encore jamais parlé jusque là. Et dans les deux sens: en poussant des cris d'alarme comme en nous proposant de nouvelles idées, de nouvelles inspirations». E sulla plastica, che è il materiale che ritrovo di più nella mia spazzatura aggiunge Wahl: «Le bioplastique, par exemple. Je trouve absolument fascinant que certaines bactéries naturelles soient capables de synthétiser le plastique sans même qu'on les aient modifiées génétiquement. Ça donne une sorte de "plastique animal", qui n'est plus pétrochimique mais recyclable à l'infini ou biodégradable! Ces bactéries agissent comme de petites usines organiques. Vous savez, le plastique est probablement le déchet le plus vicieux et insidieux qui existe. Il est partout, il nous rassure, il est devenu le symbole du confort, et pourtant c'est une matière que nous n'avons jamais envisagée comme pouvant être mortelle, comme pouvant disparaître... Trop peu de gens sont au courant que le plastique ne se recycle que trois fois dans le meilleur des cas. Et surtout qu'à l'échelle mondiale, on produit 322 millions de tonnes de plastique par an! Autant de déchets qui finiront donc au bout du bout, quel que soit leur circuit, par se décomposer dans les océans ou être incinérées. Voilà pourquoi on a plus que jamais besoin d'innovation. Parce que le plastique permet aussi énormément de choses. C'est comme pour la radioactivité: sans la découverte de cette dernière, on n'aurait pas pu déterminer la géologique de la Terre, ni faire de la climatologie ou de la radiothérapie... On sait bien que tout est imbriqué». Ragionamenti intelligenti, che dimostrano un punto nodale e cioè che ai cittadini di oggi e di domani vanno dati gli strumenti per una piena consapevolezza, che parte dagli acquisti per finire, in fondo alla catena, a quel che resta come rifiuto.