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11 mag 2019

Il ritorno dell'Educazione civica

di Luciano Caveri

Nessuno pretende che il cittadino diventi un professore di Diritto costituzionale, ma - all'opposto - non si può neppure pensare che chi deve esercitare i propri diritti (e tenere conto dei propri doveri) di cittadinanza sia un analfabeta istituzionale. Ed invece sappiamo bene come - basta pensare al "diritto di voto", che resta il caposaldo dell'eguaglianza alla base di una democrazia - siano in tanti a vagare nel vuoto, e non è una valutazione classista, perché ad avere scarsa se non nulla conoscenza di elementi basilari sono anche persone impensabili. Posso testimoniarlo in prima persona per le diverse esperienze fatte nella mia vita e spesso mi sono stupito di chi prendeva, anche su questioni basilari, "lucciole per lanterne".

Certo la scuola - dai primi rudimenti sino all'Università - ha un ruolo importante, ma non esclusivo. Esiste la famiglia, esistono le organizzazioni culturali e politiche, esistiamo noi stessi e la nostra volontà di capire in che mondo viviamo, Istituzioni e Politica comprese. Ho conosciuto gente modestissima con pochi studi alle spalle che però erano fierissimi della propria scelta di autodidatti e di cittadini che volevano capire le cose senza portare il cervello all'ammasso, come avviene quando nel cervello c'è il vuoto di conoscenze. E' di queste ore la buona notizia del ritorno dell'Educazione civica come materia obbligatoria, con tanto di voto in pagella e valutazione finale, nella scuola primaria e secondaria. Con 451 voti favorevoli e tre astenuti, la Camera ha infatti approvato la legge che istituisce l'insegnamento dell'Educazione civica nelle scuole. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato e dunque ci vorrà ancora qualche mesetto per avere la riforma. L'Educazione civica, si legge nel testo del provvedimento che prescrive almeno 33 ore di studio della nuova materia, e francamente non è che questo monte ore garantisca chissà quale profondità, "sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società. Iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile sono avviate dalla scuola d'infanzia". L'insegnamento è dunque affidato ai docenti, con particolare attenzione a Costituzione, Istituzioni dello Stato e dell'Europa, "Agenda 2030" per lo sviluppo sostenibile, elementi fondamentali di Diritto, educazione ambientale, educazione alla legalità, educazione al rispetto ed al patrimonio culturale, promozione dell'educazione stradale e al volontariato. Anche i Comuni potranno promuovere ulteriori iniziative in collaborazione con le scuole. Mi permetto di osservare incidentalmente che queste novità vanno di pari passo con il paradossale ridimensionamento - lo si vede dalla nuova e bizzarra "Maturità" di quest'anno (Greco e Latino scritto assieme al "Classico" non si può vedere!) - della Storia che resta, invece, fondamentale. Il testo votato a Palazzo Madama prevede inoltre l'istituzione - anche se a me queste Consulte fanno venire l'orticaria e solleticano solo l'ego di qualcuno che ne ottiene la Presidenza - della "Consulta dei diritti e dei doveri dell'adolescente digitale", che opera in coordinamento con il "Tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo". La mia impressione - da papà di tre figli - è che per adesso resti ancora dolente il tasto del bullismo... "analogico" e si manifesti ancora un certo lassismo verso certe forme di aggressività di "pecore nere" nelle scuole e l'idea - votata sempre in queste ore dalla Camera - di togliere la "nota sul registro" ed altri provvedimenti disciplinari alle elementari è davvero contraddittoria. Ricordo che l'ora di Educazione civica era stata introdotta nella scuola statale da Aldo Moro nel 1958 e fu soppressa all'improvviso nell'anno scolastico 1990-1991 ed era il frutto di una delle tante riforme sbagliate, ma soltanto il primo dei tanti tagli di spesa che da lì in poi si sarebbero abbattuti sulla scuola, fino ai nostri giorni. Per giustificare il taglio sul piano culturale, i politici di allora dissero che la società italiana era ormai evoluta, e pertanto non era prioritario insegnare certe materie, che potevano rientrare in altre discipline, come la Storia ed il Diritto (che resta, come l'Economia, un insegnamento raro anche alle Superiori, in barba alla società che lo richiede). Di un ritorno dell'Educazione civica nella scuola si è ripreso a parlare soltanto diciotto anni dopo, nel 2008, quando la "riforma Gelmini" tentò di introdurre l'insegnamento di una materia chiamata "Cittadinanza e Costituzione". Alcuni insegnanti meritevoli - rara avis - si sono dati da fare, mentre la stragrande maggioranza delle scuole ha fatto cadere nel vuoto questa novità, ora sostituita - dopo il "sì" definitivo di Montecitorio - da questa riforma della riforma, che speriamo accenda qualche scintilla d'interesse civico. Le poche ore di Educazione civica, infatti, o serviranno come innesco d'interesse personale o certo i rudimenti, pur importanti, che si potranno acquisire mai potranno surrogare una cittadinanza fatta di disinteresse e inconsapevolezza.