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03 mar 2019

Meno volontari, persino per i Carnevali

di Luciano Caveri

La partecipazione all'attività delle forze politiche - per non dire persino delle iscrizioni pure e semplici - si è ridotta al lumicino. Tutti si lamentano di questa mancanza di tensione civile e di afflato partecipativo, ma poi anche chi ha cercato di innovare si è trovato imbrigliato in logiche vecchie come il cucco, tra la fissa di riunioni infinite, documenti cervellotici, dispute sul "sesso degli angeli", discussioni imbrigliate da chi scala i vertici, spesso generali senza truppe. Un insieme di vecchie storie - distanti da molti aspetti di modernità - che fanno fuggire chi mai si volesse avvicinare. Figurarsi i più giovani, già cresciuti in un'epoca di disprezzo verso la politica, come non mai. Ma non è solo questo: se la Politica - eletti a parte - stenta a trovare nuove forze e momenti coinvolgenti per allargare la cerchia ormai ristretta, questa mancanza di relève tocca duro il mondo del volontariato e anche il vasto mondo dell'associazionismo ne soffre.

I dati settoriali e complessivi sono inquietanti e mostrano una crisi evidente di "vocazioni" con un progressivo invecchiamento dei dirigenti e dei membri ed una diminuzione di persone disponibili a mettersi in gioco. Ci pensavo - e spero non appaia banale, perché esempio evidente del fenomeno - osservando il lento declinare dei Carnevali, momento di aggregazione per eccellenza nel segno dell'allegria, che purtroppo non sono immuni da questo fenomeno tangibile di una crisi, anche laddove la tradizione è radicata. Ne parlavamo, giorni fa, in occasione delle retrouvailles annuali a Verrès di Conti e Contesse del "Carnevale storico", che da settant'anni ruota attorno alla love story per amore e per ragioni dinastiche fra Catherine de Challant e Pierre d'Introd. Serata simpatica con molte Contesse succedutesi nel tempo e con meno Conti loro consorti, mancanti per la maggior longevità femminile. Catherine aveva il suo caratterino ed a metà del Quattrocento sfidò - alla fine senza successo - i Savoia, contestando la legge Salica, che prevedeva le figlie femmine fossero escluse dai diritti feudali paterni. I suoi sudditi l'amavano anche per l'episodio rievocato dal Carnevale di una sua discesa in piazza a Verrès per incontrare i suoi paesani con tanto di ballo. Io stesso nel 1996 ho impersonato questo Pierre d'Introd, secondo marito della Contessa, che era pure suo parente e che sposò grazie ad una bolla papale. Il poverino morì in un agguato mentre accorreva per salvare la sua bella da un assedio del Duca di Savoia. Chiudo la parentesi storica e torno al punto: organizzare eventi come questo è sempre più difficile per la mancanza di persone che abbiano voglia di impegnarsi, calcolando anche i maggiori oneri burocratici ed alcuni rischi organizzativi che pesano su queste manifestazioni popolari. Chi si espone non solo ci mette tempo e impegno, ma ci mette anche la faccia ed una certa litigiosità latente spezza con facilità l'entusiasmo anche dei più coriacei e spinge eventuali interessati a scansare la possibile adesione. Ha vissuto problemi il Carnevale storico di Pont-Saint-Martin, quello che finisce con il diavolo bruciato sotto il ponte storico, così come Saint-Vincent con il "Carnevale dei Piccoli", che ebbe momenti di grande gloria concomitanti con i periodi d'oro del locale Casinò, oggi in crisi nera. Anche momenti ludici e di divertimento sono colpiti dal fuggi fuggi e dalla mancanza indispensabile del passaggio del testimone a giovani che latitano spesso proprio perché non si trova un modo interessante per coinvolgerli. Peccato, perché anche certe tradizioni possono sparire in fretta, se non si reagisce per tempo.