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03 feb 2019

Il nodo complesso dei migranti

di Luciano Caveri

Non è facile dire cose intelligenti sui migranti e non sono certo io a poter essere originale nell'approccio ad un tema in cui in troppi si rivolgono più alle proprie tifoserie che ad un'analisi pacata, altri tacciono per evitare di esporsi con l'espressione delle proprie idee perché esprimersi comporta il rischio di piacere ad alcuni e di inimicarsi altri. E' interessante vedere - mi capita spesso - come, pur a fronte di temi ancora più importanti, l'immigrazione resti un argomento caldo e oggetto di conversazione che accende gli animi. Resta di certo un tema mondiale complesso e difficile, che ha a che fare con qualcosa che esiste nella nostra testa: la "paura del diverso" e di conseguenza l'autodifesa come argomento forte non solo nel solco di uno strisciante razzismo, quanto in un grumo pieno di emozioni e di pregiudizi che va affrontato con razionalità e buonsenso.

Ma il tema riguarda come non mai l'Italia, visto che la questione - al di là persino della consistenza del fenomeno - pesa fortissimamente nella percezione di insicurezza e anche nell'idea di spese folli nei meccanismi di accoglienza, oltreché su quel sottile confine che porta alla xenofobia perché «ci rubano il lavoro». Ma soprattutto ha a che fare con una gabbia che complica tutto: le ideologie, che tendono a dividere tutto in un mondo semplificato in "vero" e "falso", senza troppe sfumature e chi milita in pensieri che si ritengono unici finisce per viaggiare con il paraocchi. Per cui invidio - si fa per dire - chi di fronte a queste navi cariche di persone per lo più provenienti dall'Africa, bloccate in mare senza approdi in Italia da Matteo Salvini (che fa il suo mestiere di "leghista sovranista" al Viminale), sostiene due posizioni opposte. C'è chi plaude nella logica «non si entra» per nessuna ragione e chi, dal lato opposto, spinge per un'apertura umanitaria senza troppi distinguo. Invece a me pare che la questione sia più sfumata e investe così tante cose che vado, in confusione, per riassumerle. I migranti, che lo facciano perché perseguitati in qualche modo nel loro Paese e dunque meritevoli del "diritto d'asilo" o perché campano male dove stanno e vogliono andarsene per regioni economiche alla ricerca di fortuna in un Occidente, visto come "Eldorado", sono certamente vittima di disagi derivanti da Governi liberticidi o semplicemente della povertà che il post-colonialismo non ha spazzato via. Questo significa che noi della mancanza di democrazia e del gap di sviluppo nei Paesi del Terzo e Quarto mondo non ci interessiamo abbastanza e che quei popoli subiscono dittature o élites corrotte ed incapaci senza troppo colpo ferire. E se ne vogliono andare affinché vengano rispettati i loro diritti civili o per poter vivere decorosamente. Annoto che molto peggiorerà con i cambiamenti climatici e la desertificazione che creerà assieme maggiori rischi di epidemie. Ma questa idea di un mondo senza frontiere e di un'accoglienza senza regole e diritti corrispondenti a doveri è senza senso, così come specularmente non ha senso una logica di chiusure assolute senza distinzioni e aperture laddove ci siano le condizioni per poterlo fare. Ma manca la capacità di vie mediane e non aiutano le mafie che dappertutto si insinuano, il "business" di chi gestisce arrivi e soggiorni (che è cosa diversa dal volontariato senza scopo di lucro) e pure le burocrazie del settore pubblico complicano ogni cosa o sono semplicemente inefficienti e certi atteggiamenti alla ricerca del casus belli di alcune "Ong" che pattugliano il mare aggiungono un elemento al quadro desolante. Non aiuta affatto l'Europa assente, spezzata in mille posizioni degli Stati membri e neppure giova la paura legittima che arrivino delinquenti o terroristi islamici con il flusso dei veri disperati. Insomma: un caos. E vince con l'opinione pubblica chi riassume rozzamente la questione e insulta i migranti con tono di disprezzo senza distinzione alcuna e non aiuta alla ricerca del juste milieu chi agita come una chiave di lettura la fratellanza ed il buonismo, quando invece si sa che certe questioni - come il mancato rimpatrio di chi non ha diritto a restare - pesano sull'opinione pubblica. Ed il tema - non certo per l'incidenza numerica ma per il suo impatto psicologico specie su una massa di persone suggestionate - sposta milioni di voti, ed in democrazia i voti contano più delle anime belle e le soluzioni solide, le certezze che perimetrano il fenomeno anche per i più sprovveduti (ed il Governo Conte non lo ha fatto), valgono più di mostrare i muscoli a favore dei Social con successi potenzialmente effimeri. Certo al di là di tutto talvolta il Diritto - anche quello più ottuso - deve cedere il passo alla Pietas.