Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
02 dic 2018

L'SOS dei "gilets jaunes"

di Luciano Caveri

Si guarda tutti alla Francia con curiosità per i moti di piazza in corso ed anche perché è uno dei pochi Stati che mantiene una visione europeista, malgrado i virus di opposta posizione che proliferano nell'Unione europea. Interessante sul simbolo dei "gilets jaunes" quanto scritto da Bernard-Henry-Lévy: «Ce mouvement est aussi, à l'évidence, un appel de détresse. Un gilet jaune, tous les automobilistes de France et de Navarre le savent, c'est ce gilet à bandes fluorescentes que la Sécurité routière exige, depuis dix ans, que nous ayons tous dans nos voitures pour, en cas de panne ou d'accident, pouvoir, depuis le bas-côté, rester visible et faire de cette visibilité même un appel de détresse vivant. Eh bien, il faut prendre au sérieux le fait que les Gilets jaunes aient choisi ce signe de ralliement. Il faudrait faire une phénoménologie du Gilet jaune comme Sartre faisait une phénoménologie des pantalons à rayures des sans-culottes ou comme Roland Barthes aurait peut-être pu le faire dans une de ses Mythologies».

«Et, avant de s'intéresser au fait que les Le Pen et Mélenchon y voient une divine surprise - continua Henry-Lévy - avant de se demander quelle est la proportion de ces protestataires et laissés-pour-compte qui ont voté, ou qui voteront, pour les deux partis de la France populiste, il faut dire ceci. Les Gilets jaunes sont des accidentés de la mondialisation. Ce sont des femmes et des hommes en panne de travail, de reconnaissance, de respect. Et ce choix du Gilet jaune est une façon de lancer, depuis la nuit des déclassés, un signal de détresse, un appel au secours, un SOS». Prendete "Le Monde" e la sua sintesi degli ultimi fatti, che certo le immagini televisive hanno descritto senza che troppe parole risultassero necessarie, vista la logica da guerriglia urbana: «La situation a été particulièrement tendue, samedi 1er décembre à Paris, lors de la troisième journée de mobilisation des "gilets jaunes" qui a donné lieu à de nombreuses violences et dégradations dans plusieurs quartiers de la capitale. Un calme précaire était revenu en début de soirée place de l'Etoile, point de départ de violentes échauffourées qui se sont étendues au fil de la journée dans la capitale. Cette troisième journée de mobilisation nationale des "gilets jaunes", lancée il y a quinze jours hors de tout cadre politique ou syndical, a réuni quelque 75.000 manifestants samedi à 15 heures dans toute la France, selon un bilan du ministère de l'intérieur. La première journée nationale d'action, le 17 novembre, avait rassemblé 282.000 personnes, et la deuxième 106.000, dont 8.000 à Paris». E' interessante verificare come i sondaggi ingrossino le file di chi appoggia la protesta, ma i numeri decrescano. Certo si è partiti dalla crescita dei prezzi del carburante (meno cari che in Italia anche con i rincari previsto da Gennaio) per arrivare ad una protesta sociale, che si configura ormai come una débacle per Manuel Macron, giovane Presidente della Repubblica plebiscitato nel 2017. Un caso clamoroso di come si passi in fretta dalle stelle alle stalle. Aggiungerei che - avendo ascoltato nei giorni della protesta le voci dei "gilets jaunes" attraverso le radio francesi sul Web - trovo che ci sia molto di una Provincia francese, specie le parti più marginali dell'Esagono, che è stufa del "tout Paris" e del centralismo francese. Ciò significa una logica giacobina che, dopo avere creato macroregioni senza più personalità e con scarsi poteri, ha attaccato con tagli draconiani il sistema comunale e lo ha fatto anche marginalizzando il ruolo dei parlamentari. Macron governa con "ordonnances", cioè leggi delegate, che umiliano gli eletti nell'Assemblée Nationale e al Sénat, che con il loro sistema di voto hanno da sempre un forte legame localistico. Aggiungerei, nel dire di una ribellione delle zone periferiche e delle banlieues delle città, che lo Stato Sociale francese è stato ridimensionato con tagli ai servizi pubblici, che hanno desertificate vaste zone del Paese. Esiste infine un generale impoverimento del ceto medio - come in Italia - che sta scivolando verso la povertà con ovvio fiorire di posizioni populiste per problemi irrisolti, come il tema migratorio in parte collegato a fiammate islamiste con le vicende tragiche ben note. Insomma: tutto va seguito con interesse, ma il calo di mobilitazione della terza manifestazione dimostra come tutto potrebbe fermarsi - finendo in fondo nelle mani di Marine Le Pen - se proprio i violenti ("casseurs") finissero per sgonfiare le piazze grazie alle paure legittime di chi vuole protestare senza spaccare le cose e senza spargimento di sangue.