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02 lug 2018

La politica valdostana al bivio

di Luciano Caveri

Trovo che un giorno o l'altro si dovrà ricopiare il modello di Trento e Bolzano/Bozen con la scelta di votare in ottobre per le elezioni regionali (da loro provinciali, perché da noi "Provincia" ha un significato anti-autonomista, da loro è il contrario!). E' un'idea logica per almeno due ragioni. La prima è che il voto nella tarda primavera agevola l'astensionismo: chiunque abbia fatto la campagna elettorale scorsa ha scoperto "l'acqua calda", vale a dire che in molte stazioni turistiche le persone approfittano proprio di quel periodo per andarsene in vacanza e non c'è votazione che tenga. La seconda è che le trattative per formare i governi in periodo estivo sono ancora più difficili e avviene quel che avverrà: poche sedute consiliari e poi c'è il risucchio delle grandi vacanze. In autunno, al limitare dell'inverno, tutto sarebbe diverso nella partecipazione al voto e nell'avvio della Legislatura a ritmo serrato.

Comunque sia, oggi nascerà - tranne sorprese - un Governo valdostano frutto di un'alleanza fra la Lega e alcune forze autonomiste, fra cui quel MOUV' di cui sono uno dei fondatori. Durante le trattative, cui ho partecipato, non ho scritto nulla in questo mio diario quotidiano non per un appello astratto a chissà quale segretezza (per altro regolarmente violata da chi ha fatto uscire periodici aggiornamenti) ma perché ritengo che sia legittimo quando nascono alleanze politiche consentire la riservatezza necessaria per costruire con calma programmi e organigramma. Capisco che ciò può scandalizzare chi inalbera come un feticcio lo streaming di qualunque cosa, ma la trasparenza in democrazia non è fatta di ostentazione ma semmai di lettura dei procedimenti con cui si arriva alle scelte, fatta soprattutto di contenuti, che sono quelli che contano. Aggiungo che certe sirene di democrazia diretta riguardano anche i rapporti interni: esiste nel nostro ordinamento un principio di democrazia rappresentativa che obbliga chi ne abbia avuto la responsabilità ad assumere decisioni sulla base di mandati e questo non può voler dire assemblee permanenti con cui assumere ogni tipo di decisione. Questo nuovo Governo nasce - pur con la risicata maggioranza dei diciotto su trentacinque che pare un fardello da portare di questi tempi - su questo: un programma condiviso, limitato e riflettuto che mira a superare le differenze. Negli ultimi anni ho spesso criticato la Lega per le spinte sovraniste ed anche oggi in tema di diritti civili segnalo differenze che sarebbe ipocrita negare. Tuttavia il bivio cui ci si trovava - a meno di tornare alle elezioni - era fra Lega e l'Union Valdôtaine, così come esisteva il rapporto con i "Cinque Stelle" (che con MOUV', essendoci due ex "grillini", non ha voluto dialogare). Ebbene, l'UV è rimasta cieca e sorda di fronte a diplomazie che chiedevano segni di discontinuità, per ora limitati invece a cenni vaghi senza sostanza con il rinvio ad un "autunno caldo" di cui per ora si capisce poco ma, essendo fatti loro, non sto a sindacare. Invece con l'Union Valdôtaine Progressiste, che avrebbe potuto rendere più solida la nuova maggioranza, ci si è trovati di fronte ad atteggiamenti offesi e stizziti anzitempo con porte chiuse prima ancora di aver bussato. Ma la situazione è questa e bisognava prenderne altro nel nome della governabilità e di elezioni anticipate che ci avrebbero reso uno zimbello in epoca in cui la nostra reputazione non è alle stelle per gli intrighi giudiziari. Chi conosca i dossier in discussione penso ritenga che, al di là del gioco necessario fra maggioranza e opposizione, ci debba essere un idem sentire su alcuni punti cardine, poi - ovviamente - la dialettica politica è il sale della democrazia e ciò vale anche per le discussioni nelle maggioranze. Spero solo che, da parte di tutti, ci siano toni più tranquilli di quanto avvenuto in certi passaggi politici della scorsa Legislatura. Gli eccessi, che fanno spettacolo e scaldano i militanti tifosi, hanno come contraltare grandi divisioni nella comunità e talvolta si tratta di ferite che sono assai difficili da rimarginare. Non si tratta di appelli ad un buonismo, che in politica è termine da aspergere con l'acqua santa, o ad idee di embrassons-nous più o meno occulti, quanto far capire che se va benissimo lo scontro campale, è altrettanto positivo che si determinino - come in una specie di "Convenzione di Ginevra" ad hoc - i perimetri dello scontro, perché oltre un certo livello il dialogo su questioni nodali e fondamentali evapora e crea fossati incolmabili. I miei sono solo auspici: mi interesso ancora di Politica, guardando - quando possibile - l'intero scacchiere, sapendo bene quanto conti avere idee precise per il futuro, senza la tentazione di vivacchiare nel presente. Le situazioni di confusione sono assai nocive per una comunità piccolissima come la nostra, che talvolta si ritrova stranita o smarrita e bisogna fare in modo di trovare quel cemento che è la coesione sociale nel solco di quella passione politica che ha sempre infiammato i valdostani. Ma astensionismo, allontanamento, scarso impegno, disgusto (ce n'è per tutti i gusti) rischiano di avere una Politica senza più cittadini.