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29 giu 2018

L'asse Baviera-Gressoney nel nome della birra

di Luciano Caveri

Quando salgo nella Valle del Lys, specie a Gressoney-Saint-Jean così come a Gressoney-La-Trinité, mi sento "a casa" per varie ragioni. Una - visto che penso che nel nostro "dna" si portino vaghe tracce di memorie dei nostri antenati - è che ho una bisnonna walser, Ermine Caveri, nata De La Pierre Zumstein (ho l'albero genealogico di questa famiglia). La seconda è che da giovane ho passato momenti bellissimi lassù d'estate e d'inverno con amici gressonari, apprezzandone lo spirito e la simpatia. La terza è più politica: da deputato ho fatto modificare lo Statuto d'Autonomia a tutela del particolarismo linguistico e culturale dei Walser. Per questo mi è capitato spesso di salire nella vallata per incontri e feste e l'occasione più divertente è sempre stata la "Bierfest" di Gressoney-Saint-Jean, nata all'inizio degli anni '80, occasione unica per fare bisboccia (anche troppa come capì una fiancata della mia auto nuova di zecca contro un guardrail quando ero da poco patentato).

So bene come la produzione della birra faccia parte delle locali locali tradizioni di stampo germanico. Ci sono stati birrifici legati a gressonari, come "Zimmermann" (ricordo da "Gervasone" a Verrès la bottiglietta con un'etichetta verde) e la birra "Aosta" (marchi oggi di proprietà "Heineken"). Ma ci sono anche la "Menabrea" di Biella (oggi della "Forst") e soprattutto la birra "Kuhbacher" che lega le nostre Alpi con un paese tedesco. Questa birra, consumata a fiumi durante la "Festa della birra" dei Walser, ha una storia singolare, raccontata sul sito aziendale. Ciò avviene con una premessa: "La Baviera da sempre è considerata la patria della birra. Qui, dove ancora vige "Il decreto sulla purezza della birra" che dal 1516 impone ai produttori locali l'utilizzo di solo acqua, malto, luppolo e lievito nella fabbricazione delle loro birre, viene prodotta "Kühbacher Bier", nel rispetto della natura e della tradizione. Già nel 1011 le monache benedettine, che abitavano il convento nonché attuale castello di Kühbach, producevano la propria birra". Così si prosegue: "Nel 1839 Maximilian duca di Baviera, padre della famosa principessa Sissi e proprietario del castello di Kühbach, costruì un nuovo birrificio. Nel 1862 l'intera proprietà fu acquistata da Joseph Anton Beck-Peccoz, all'epoca imprenditore siderurgico in Baviera. E' da oltre 150 anni quindi che il bene è in mano alla famiglia Beck-Peccoz, discendente da una antica stirpe Walser, popolazione residente in Valle d'Aosta da oltre 700 anni. Alcuni membri emigrarono in Baviera nel diciottesimo secolo divenendo prima commercianti, poi industriali. La famiglia è di doppia nobiltà: Ludwig I° Re di Baviera conferì il titolo bavarese di Freiherr von Beck nel 1840, grazie ai meriti imprenditoriali di Joseph Anton. Anni dopo la famiglia reale di Savoia convalidò questa nobilitazione per la linea italiana con il titolo di Baron de Peccoz. Così nacque il nome composto Beck-Peccoz. Lo stambecco, animale araldico al centro dello stemma di famiglia, è diventato simbolo del birrificio". Così si conclude: "Un ramo della famiglia ha continuato a vivere in Italia, più precisamente nella Valle di Gressoney, costruendo dimore ed ospitando a fine 800 i Reali di Savoia per battute di caccia. E' per queste frequentazioni che la regina Margherita si innamorò del luogo fino a decidere di far costruire il Castel Savoia. Il legame Italia-Germania è sempre rimasto molto forte tale che la festa della "Birra Kühbacher", organizzata dal Gruppo folkloristico di Gressoney, ha acquisito negli ultimi trent'anni sempre più importanza in Valle d'Aosta e non solo. Solo a partire dal 2012, in occasione del giubileo dei 150 anni del birrificio, è stato deciso di costituire, insieme ad alcuni esponenti del ramo italiano della famiglia, la "Kühbacher S.r.l." al fine di importare e distribuire la Birra in Italia". Questo significa che è ormai possibile bere questa birra tutto l'anno e non solo a Gressoney-Saint-Jean o all'Oktoberfest dove sono stato nel loro padiglione anni fa con una memorabile bevuta in uno stand che ondeggiava a tempo di musica. Ultimo singolare episodio da evocare: quando il ramo bavarese rischiò l'estinzione, il barone tedesco adottò il giovanissimo gressonaro Federico Beck-Peccoz, che oggi è il barone capofamiglia e che ha il figlio Umberto che si occupa dell'azienda in una continuità di lignaggio.