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06 giu 2018

Oggi stacco tutto

di Luciano Caveri

Per chi ami la Politica - e non la ritenga uno schifo come conseguenza della vulgata impostasi nel solco di un'idea sbilenca tritatutto e tutti - sono giorni interessanti ma anche terribilmente frustranti e talvolta deprimenti nel duplice fronte di Aosta (domani ci tornerò più compiutamente) e di Roma, cui ho dedicato qualche mia riflessione in questi spazi quotidiani, senza riceverne alcuna soddisfazione. Per fortuna ho bei ricordi degli anni passati, che sono consolatori e mi permettono di poter ritrovare il sorriso e soprattutto di guardare avanti convinto che la Politica vada liberata dai politici incapaci e corrotti e non pensando che ci siano scorciatoie liberticide «per mettere ordine» o improbabili soluzioni digitali comunitariste di cartapesta. Sarà questa mia amarezza un insieme di cose, compreso il paradosso delle leggi elettorali sempre incredibilmente disastrose, che creano maggioranze improbabili - come amori impossibili - nel mettere assieme le mele con le pere. O forse pesa la crisi profonda della democrazia parlamentare vituperata da decenni a vantaggio degli sfascisti.

Qualcuno oggi si accorge di avere fomentato il peggio, ad esempio pompando tutti sulla "casta", come se i politici fossero tutti schifosi corrotti o biechi profittatori. Compresa - nel gioco al massacro - la riforma Renzi della Costituzione che ha spaccato l'Italia in un momento inopportuno con una scelta velleitaria, generando caos di cui in un periodo difficile non c'era proprio bisogno. Fatto sta che si è generata una crescente stanchezza che porta anche le persone più ragionevoli od a giocare d'azzardo con il loro voto ad una specie di rischiosa "Lotteria della Speranza" o sono tanti altri a smettere di partecipare non solo alla Politica ma persino al "diritto - dovere" di votare. Conosco anche chi è ormai atarassico. Anche io, nel mio minuscolo, protesto e - pubblicati questi miei pensieri - stacco la spina, ribellandomi anche alla schiavitù di avere una connessione perenne, che alla fine risulta inutile, ti fa solo venire il mal di pancia ed arrabbiare. Come appunto la giostra romana attorno al nuovo Governo che non voglio commentare per amor proprio e autodifesa verso un mondo appunto che fa e disfa, ledendo sempre di più la credibilità istituzionale di qualunque cosa, affondata nella melma di decisioni contraddittorie e improvvide che ci fanno veleggiare verso il senso del ridicolo. Chi ha interesse che questo avvenga? Roba pesante per i complottisti sotto diversi cieli, ma penso che la discesa agli inferi sia soprattutto una crescente ignoranza che fa a pugni con la democrazia, che dovrebbe invece essere consapevolezza. Si scivola dal militante stolto e fazioso a quello che Bertold Brecht chiama l'analfabeta politico: «Il peggiore analfabeta è l'analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s'importa degli avvenimenti politici». Per cui oggi, solo per oggi, "sciopero" e spengo il telefono e, per quel poco che c'è, pure il mio cervello. Divento per un pugno di ore inconsapevole. Ed in fondo è la scelta di milioni e milioni di persone che non lo fanno solo per ignoranza, malafede, pigrizia, ma per avere esaurito la pazienza nell'ottovolante che umilia anche la cittadinanza più attiva e partecipativa. Anche per questo quello di oggi è un post un po' più triste del solito per un senso di magone, che passerà complice un giorno di silenzio e di relax. Allora vi regalo una citazione di Hermann Hesse: «Se tracci col gesso una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi. Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso. Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi del mondo. Ciò che conta è tutto dentro di noi; da fuori nessuno ci può aiutare. Non essere in guerra con se stessi, vivere d'amore e d'accordo con se stessi: allora tutto diventa possibile. Non solo camminare su una fune, ma anche volare».