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29 mag 2017

Tra cuore e cervello

di Luciano Caveri

Si fa un gran parlare dello spezzettamento (viene in mente il suggestivo verbo francese "saucissoner" e cioè "découper en tranches") della politica valdostana, in particolare di quell'area autonomista diventata ormai così grande da risultare persino sfuggente nei suoi confini per chi abbia un minimo di memoria storica, risalendo neppure troppo indietro nel tempo. Si vada a vedere chi all'inizio degli anni Novanta tuonò contro il progetto di legge costituzionale per un'Italia federale che presentai alla Camera e ci sarebbero delle sorprese per certi "skipper" che hanno svoltato in favore di vento, tipo "Coppa America".

C'è da chiedersi, risalendo ben più indietro, come sia stato possibile che in certi momenti - quando i partiti nazionali prosperavano e l'arco costituzionale era ben presente - l'area autonomista fosse nella storia del dopoguerra addirittura piccina piccina per poi diventare grande e grossa negli ultimi anni, ma con il rischio di essere alla fine mollacciona come certi culturisti destinati a sgonfiarsi tristemente, finito l'aiutino degli anabolizzanti. Oggi, insomma, tranne rare mosche bianche, siamo al «tutti autonomisti!», situazione ambigua che sortirebbe - quando mai ci fosse bisogno di distinguere il grano dalla pula - la possibilità di vedere un certo numero di persone abili nel "fuggi fuggi". Il conformismo è, per altro, caratteristica di tanti camaleonti e io potrei fare un elenco di nomi, cognomi e indirizzi di chi ogni tanto nel vorticoso giro di trottola torna in area autonomista come strategico cambio di casacca. In effetti ci si domanda se e con chi - nel rispetto di una realtà plurale nel presente - si possa ragionare su punti di convergenza che rafforzino la "force de frappe" della nostra comunità. Dal punto di vista emotivo ci siamo, ma bisogna ragionare non solo con il cuore, ma anche con il cervello. Sapendo che è bene aprire il dialogo, piuttosto che chiudere le porte su temi forti di interesse generale. Questo non vuole dire affatto far saltare schemi di alleanza e distinzioni fra maggioranza ed opposizione, che sono il segno di democrazia in buona salute, ma trovare il famoso "comune denominatore" che sia una spinta alla politica valdostana, uscendo dalla situazione su certi argomenti del "bellum omnium contra omnes", frase latina che letteralmente significa "la guerra di tutti contro tutti", rubata a Thomas Hobbes, che la usava per descrivere lo stato di natura. A cosa si potrebbe applicare? Al gioco di squadra per le norme d'attuazione come patrimonio comune per dare nuova spinta all'Autonomia con un lavoro forte ad Aosta ed a Roma. Oppure al lavoro di scavo in Europa di tutte le risorse e tutte le possibilità, perché Bruxelles è un posto nel quale si posso scoprire piccoli tesori in epoca di vacche magre. Lo stesso vale per la riflessione sul futuro Statuto per essere pronti, quando arriverà la tanto necessaria "intesa", perché il punto di maturazione del dibattito eviti improvvisazioni. Ciò vale anche, al di là dei programmi di ciascuna forza politica, per il disegno futuro della Valle di domani, che non è appannaggio degli uni o degli altri, ma sforzo collettivo senza il quale ci si continuerebbe - come dei Tafazzi - a percuotersi da soli, o in compagnia, i... Per i dietrologi sempre in agguato, come avverrebbe nelle note del bugiardino delle medicine, preciso che "non si tratta di un pernicioso ammiccamento", ma di capire come nello scenario complesso ci possano essere dei punti cardinali per temi che vanno al di là della tentazione - pure mia - dell'infinita e pur mutevole storia di guelfi e ghibellini.