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02 set 2016

Skyway: gioiello nel gelo politico

di Luciano Caveri

Anche una gita di fine estate può diventare occasione per una riflessione. Premessa: ho visto che poche settimane fa è stato festeggiato il compleanno - ben venticinque anni - dell'"Espace-Mont Blanc", istanza transfrontaliera che lega Savoie, Haute-Savoie, Valle d'Aosta e Valais nel nome del Monte Bianco. Par di capire che se sia smarrita la ratio originaria: il tentativo nella legge quadro sui Parchi in discussione nel Parlamento italiano di far nascere - con manu militari del Ministero dell'Ambiente - un Parco nazionale del Monte Bianco, tracciato alla carlona su di una carta geografica in larga scala, segno della logica romana di imporre e chi si è visto si è visto.

L'idea alternativa che concordai con la Regione fu allora di far nascere un oggetto originale di accordo territoriale, in assenza della possibilità giuridica di dar vita ad altro di più efficace, che potesse comunque consentire un reciproco confronto su temi specifici con un impulso ragionevole e mai distruttivo di un'area alpina di grande pregio, senza soggiacere a logiche di imposizione ambientalista. L'esito dell'iniziativa si è dimostrato in realtà fragile, perché veicolato in una logica più burocratica che politica e con l'assenza di un coinvolgimento delle popolazioni attorno al Bianco, che era lo scopo precipuo. Venendo al punto, reduce come sono dalla salita a "Punta Helbronner" con la nuova e sfavillante Funivia del Monte Bianco (chiamata con anglicismo rassegnato "Skyway"), di cui seguii da vicino i primi passi, mi sono reso conto che proprio i collegamenti funiviari sono il segno di una sorta di collasso politico in certe relazioni di "politica estera" di prossimità. Mi spiego meglio: la nuova funivia valdostana, che ha sostituito su altro percorso e solo in due tronconi, la vecchia funivia che era fatta da tre tratte, concepita in partenza da Courmayeur nel periodo bellico, ma aperta in realtà nel 1948, è davvero un gioiello tecnologico, ma nasce in un clima di sospettosità dei vicini chamoniards, che si inerpicano sul Bianco dall'altro versante con un impianto rinnovato sulla linea di quella funivia iniziata nella primavera del 1951 ed aperta al pubblico nel 1956, che sale come noto da Chamonix verso l'"Aiguille du Midi", occupando spazi nel tempo più vasti (il recente "pas dans le vide", pavimento vetrato sul vuoto, è carino ma piccolo). La terza parte di collegamento fra le due (in cui c'è l'idea del solito ingegner Dino Lora Totino, di cui ho più volte parlato), iniziata nella primavera del 1954, e collaudata nella primavera del 1958, unisce via fune Punta Helbronner all'Aiguille du Midi attraverso più di cinque chilometri di liaison, nota come la "Funivia dei ghiacciai". L'ho percorsa ieri su di una delle tre cabinette che viaggiano in convoglio, godendo una vista straordinaria sul massiccio del Monte Bianco e su di una mare di montagne lungo l'orizzonte, con quella "Mer de Glace" sottostante, sempre più sofferente per il cambiamento climatico, che ho percorso in sci anni fa. Non mi infilo qui nella polemica dei puristi che ritengono inconcepibili queste funivie nel nome della necessità che zone di questo genere siano solo raggiungibili a piedi, perché è altra storia. Si tratta semmai di notare che i due versanti si fanno concorrenza e non collaborano, come attestato dalle tariffe da capogiro e con difficoltà di acquisto nel lato opposto per chi voglia fare il percorso via cavo in quota da Chamonix a Courmayeur (o il contrario) e ritorno. Ci vorrebbe una riflessione politica sul punto, ma certo le beghe confinarie sul Bianco - fra Stati e non certo fra valdostani e savoiardi - e il il recente lancio del Governo valdostano del raddoppio del Tunnel Bianco (ma davvero esistono problemi statici nel Traforo dopo aver speso 380 milioni di euro o giù di lì per i lavori di modernizzazione dopo il rogo?) non creano di certo un gran clima con Chamonix e dintorni. Che peccato che il Monte Bianco non sia considerato una ricchezza comune e ognuno tiri dalla sua parte al posto di unire le forze su di un mercato internazionale che penso non chieda altro. Ma se ci si chiude nel proprio "particulare", curando solo la logica elettoralistica e gli affari, si finisce così in Valle per avere visioni senza profondità e la logica è quella di dedicarsi a niente altro che al proprio orticello, confondendolo con il giardino dell'autonomia, che è di tutti. E questo tra l'altro sta portando - ed è ben visibile - sempre di più ad un disastro e ci sono un sacco di erbacce all'attacco...