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02 mar 2016

La Valle d'Aosta e la Coppa del Mondo di sci

di Luciano Caveri

Ho sempre considerato una grave ingiustizia che la Valle d'Aosta fosse uscita dal giro della "Coppa del Mondo" di sci nel lontano 1990 e non conto neppure gli incontri cui partecipai - a tutti i livelli - per sbloccare questa situazione. Alla fine ci si è arrivati, pur tardivamente rispetto alle logiche aspettative e anche ai diritti di una Valle culla dello sci pionieristico e dei suoi sviluppi successivi, stando sempre al livello più elevato nel confronto con il gotha dello sci mondiale. Ma sembrava che non bastasse... Ventisei anni fa l'ultima prova era stato un "superG" sulle nevi di Courmayeur, dominato - segno del tempo passato - dall'elvetico Pirmin Zurbriggen. Con La Thuile, la settimana scorsa, la Valle d'Aosta - con un successo organizzativo e di pubblico - è tornata ad ospitare una tappa della "Coppa del Mondo" di sci alpino, questa volta femminile, con due discese libere (una di recupero) e un "superG".

Perché la Valle d'Aosta non era riuscita ad avere più delle gare per un periodo così lungo? Beh, sarebbe bene intanto svelare come mai le perse queste gare e questo avvenne in sostanza nell'epoca della candidatura olimpica, a vantaggio dei vicini piemontesi in un "do ut des" risultato un vuoto a perdere. Fu facile uscire, ma assai complicato rientrare ed ancora oggi sul futuro pende qualche incertezza, malgrado l'ottimo esito delle gare valdostane, compreso l'elevato grado di soddisfazione degli atleti e non è poco in un ambiente piuttosto gâté. Ma si sa che certi meccanismi della "Fis-Ski" non sono così comprensibili e agiscono molti interessi e chi ha le gare alla fine decide di tenersele e le stazioni importanti sono aumentate nel mondo e con esse gli appetiti di ospitarle. Anche se, almeno nel caso italiano, le gare di "Coppa del Mondo" non hanno più quegli indici di ascolto di tanti anni fa e si è molto modificato anche il turismo dello sci. Ma che la Valle non ci fosse nel giro era paradossale e frutto anche di molte promesse non mantenute e di giochi di business che prima o poi spunteranno, come avvenuto nel calcio. Penso in passato, proprio per tornare in "Coppa del Mondo", agli sforzi finanziari enormi della Regione per avere uno stadio dello sci di elevatissimo livello lungo la pista "Weismatten" di Gressoney-Saint-Jean nel ricordo di quello straordinario atleta, purtroppo meteora per via di una grave incidente che lo rese invalido, che fu Leonardo David. I vertici della "Fisi" e dello sci mondiale si erano sempre detti pronti a portare lì una gara importante. Una specie di risarcimento morale verso un grande e sfortunato sciatore, il cui incidente è rimasto senza responsabilità con una triste vicenda all'italiana di giustizia negata. Ma nessuno purtroppo ha mai adempiuto a queste promesse. Successivamente fui testimone di quando, sperando di prendere a Bormio una "libera" maschile, accelerammo a ritmi impressionanti l'adattamento a standard internazionali di quella pista di La Thuile dove si sono svolte le competizioni di questi giorni. Mi riferisco alla spaventosa "pista nera", nota come "3 - Franco Berthod", un percorso non nuovo alle competizioni internazionali, già scenario di gare di "Coppa Europa", e definito da Atle Skårdal ("Chief race director" della "Coppa del Mondo" femminile di sci alpino) il più tecnico e il più difficile del circuito della velocità femminile. Non a caso, infatti, era nata pensando agli uomini... Questa pista molto spettacolare - e lo si è capito bene dalle immagini della diretta televisiva, che pure non rendono purtroppo l'impressionante pendenza e certi passaggi molto tecnici - è intitolata a Franco Berthod, atleta della Nazionale di sci degli anni Sessanta di La Thuile. Il manto nevoso deve essere, come da protocolli, duro e compatto e, nel tratto del "Grand Muret", raggiunge il 73 per cento di pendenza ed è di conseguenza la pista italiana più ripida che ci sia e in sci dà davvero un senso di capofitto. Speriamo che altre gare di questo livello, senza aspettare troppo e senza essere vittime di chissà quali camarille, tornino sulle nostre piste!