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22 dic 2015

La svolta per la Corsica

di Luciano Caveri

Molte volte nella mia attività politica mi sono ritrovato a discutere con colleghi parlamentari della Corsica. Esiste una rete diversa da quella degli Stati, che percorre l'intero Vecchio Continente. Sono quelli dell'Intergruppo delle "Nazioni senza Stato" al Parlamento europeo. Una babele linguistica ma un forte cemento di amicizie fra scozzesi, gallesi, catalani, baschi, occitani, bretoni e via di seguito. Popoli che rivendicano più libertà, ciascuno - a geometria variabile - dalla semplice richiesta di decentramento fino all'indipendenza. I valdostani per molto tempo sono stati, spiace parlare al passato, assai considerati: una reputazione basata sull'interesse verso i principi federalisti, ma anche per la forza della nostra Autonomia speciale (oggi ridotta ad uno straccio per i pavimenti).

La situazione corsa, per quanto avessi approfondito, non è di facile lettura e forse qualche agevolazione viene dalla maggior conoscenza della vicina Sardegna con qualche similitudine. Chissà, come adombra qualche storico, se davvero ci sia un qualche legame tra il venir meno di certe rivendicazioni valdostane, dopo il 1945, con una Francia fattasi tiepida sulla "question Valdôtaine" e certe minacce italiane di gettare benzina sul fuoco rispetto alle rivendicazioni dei paladini del "Populo Corsu". Fatto certo è che, malgrado la Francia giacobina e la tendenza a trasformare certe speranze corse solo in un problema di polizia (anche se - che sia chiaro - mai certe richieste politiche devono trasformarsi in logiche violente da terroristi!), l'affermazione dei nazionalisti corsi nell'Assemblea regionale isolana è elemento di grande interesse. Ha scritto "Le Monde": «Trente-cinq pour cent dessuffrages exprimés dans l'île ont propulsé 24 de "leurs" candidats sur les bancs de l'hémicycle territorial. Soit deux sièges de moins que ne le réclame l'arithmétique électorale pour obtenir la majorité absolue. En Corse, cette conquête inespérée du pouvoir territorial témoignesans conteste du franchissement d'une nouvelle étape dans l'histoire politique locale, qui traduit un "avant" et un "après" 13 décembre 2015. Nul, à vrai dire, n'avait prédit un tel raz-de-marée. A commencer par les nationalistes eux-mêmes, persuadés que le second tour de ces élections territoriales très disputées ne départageraient qu'à la décimale près la liste "Pè a Corsica" ("Pour la Corse") qui unissait nationalistes et indépendantistes, et "Prima a Corsica" ("La Corse d'abord"), la formation conduite par Paul Giacobbi, député (DVG) de la Haute-Corse et président sortant du conseil exécutif. Une institution propre, à l'organisation spécifique, de la collectivité territoriale de la Corse, sorte de mini-gouvernement de l'île. Mais au sortir des urnes, dimanche soir, la courte avance espéréepar les plus optimistes s'est muée en franche victoire à mesure qu'étaient proclamés les résultats officiels, d'Ajaccio à Bastia en passant par les minuscules communes de l'intérieur de l'île. A Bastia, le maire nationaliste Gilles Simeoni, tête de la liste "Pè a Corsica" rafle 45 pour cent des suffrages et arrive en première position dans la totalité des 26 bureaux de vote. A Ajaccio, sa liste améliore son score du premier tour de plus de 2.000 voix». Questo dimostra, pensando alla forte progressione dei nazionalisti scozzesi e analoga vittoria in Catalogna, come i problemi politici e identitari delle "minoranze linguistiche e nazionali" (uso il virgolettato perché la definizione assume alcuni elementi di ambiguità) non sono niente affatto fuori moda, come predica ad esempio chi ritiene queste storie delle bagatelle in un mondo globalizzato. Mentre, a mio avviso, il pendolo della politica, oscilla in modo tale da valorizzare il livello della democrazia locale e la necessità di una democrazia europea, inaridendo semmai quel valore dei vecchi Stati nazionali e del loro goffo centralismo, di cui l'Italia - con un Matteo Renzi centralista come non mai - è purtroppo oggi eminente dimostrazione, in barba ai tentativi di una quindicina di anni fa di cominciare un timido percorso federalista, subito sepolto.