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22 dic 2015

Guerre Stellari, E.T., Alien...

di Luciano Caveri

Sugli extraterrestri - un tempo chiamati più semplicemente "marziani" - mi accodo supinamente alle parole della rimpianta astrofisica Margherita Hack: «Credo del tutto probabile che ci sia vita in altri mondi abitati, ma credo anche che non avremo mai modo di incontrare un extraterrestre. Le distanze non ce lo permettono. In conclusione, penso che siamo destinati alla solitudine. Ma questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare a cercare!». Poi naturalmente con il suo proverbiale caratteraccio se la pigliava con gli ufologi e le loro "bischerate", sostenendo che «l'irrazionalità danneggia la scienza e il cervello». In effetti apprezzo molto il lavoro del "Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze - Cicap" - che ho visto avere finalmente una sezione valdostana - che dal 1989 smonta il mare di scemenze che alimentano la credulità popolare.

Questo non vuol dire, venendo alla fantascienza romanzesca, che non ci si possa appassionare a chi attorno a questi temi fa funzionare la fantasia, come fu fatto dall'antesignano Jules Verne, che ebbe delle vere e proprie visioni, come poi è capitato ad altri maestri del genere. Resta validissimo dell'animo umano quel testo, poi teatrale e filmico, di Ennio Flaiano, che immaginò un marziano a Roma, che poi alla fine veniva preso in giro e scartato con il motto «A Marzià, te scansi?» (o «facce ride»). E a me veniva in mente un tizio che per anni sostò, vestito da marziano con delle antenne in "Cuki" di alluminio e una strana veste in una piazza romana, evidentemente matto, ma prendeva con molto zelo e con orari da ufficio questo "impiego" ed in effetti aveva finito per essere come un arredo urbano, che guardavano solo i turisti. Questo logoramento certo non ce l'ha la saga di "Guerre Stellari", che in queste ore ha visto l'anteprima dell'ultima pellicola della lunga saga cinematografica creata da George Lucas. Quando uscì la prima avevo diciotto anni e la modernità del film era evidente e non poteva che far presa. Poi negli anni successivi, nello stillicidio del proseguo, vidi anche gli altri episodi. Di recente, in vista della nuova uscita, ho seguito il canale di "Sky", utile per il lancio, e devo dire che tra avanti e indietro della storia non sapevo bene quale cronologia seguire, specie per fare vedere qualcosa al mio bimbo più piccolo, affinché non si perdesse (per altro per Natale, ovviamente, ha chiesto la spada laser ed è stato attrezzato con un buffo pigiama che ricorda il costume del cattivo Dart Fener o all'inglese Darth Vader). Rivedendo quelle storie - che poi ribadiscono solo filoni trattati dall'Antichità ad oggi nel solito confronto, spesso ambiguo e basta leggere i nomi dei "Premi Nobel" per la Pace, fra "Bene" e "Male" - si resta colpiti positivamente, specie se confrontati a quel filone filmico sugli alieni che in genere va dall'invasione della Terra di conquistatori malvagi, infine sconfitti, sino alla solita storia della navicella spaziale in cui spunto un mostro, che sia "Alien" o consimili. Certo che incontrare un extraterrestre sarebbe una grande emozione. Se gli anni Settanta erano stati segnati proprio da "Star Wars", l'inizio degli anni Ottanta - ed anche quel film non lo mancai - fu caratterizzato da "E.T." di Steven Spielberg, con quel buffo extraterrestre, fatto più per commuovere e emozionare che per far spavento o impressionare (penso al famoso bar dello spazio di "Guerre Stellari", spesso usato come immagine della politica italiana e della sua frammentazione). Un E.T. (con il suo proverbiale «telefono... casa...») ce lo porteremmo volentieri a casa o faremmo un giro nel suo pianeta di origine. "Alien", che risale anche lui come "Guerre Stellari" alla fine degli anni Settanta (e che ha generato anch'esso una serie), possono invece tenerselo.