Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
18 dic 2015

Noi e le banche

di Luciano Caveri

La cronaca ci assale ogni giorno con paure di vario genere e in modo talmente mutevole e incalzante, passando da un tema all'altro, con nuovi timori a diverso tasso di spaventosità da rendere persino difficile il sano esercizio di farci il callo. Per cui mantenere l'equilibrio nervoso non è agevole e sembra di essere animali perennemente sulla difensiva. Non mi infilo in un dedalo per ricostruire le complesse vicende delle banche in Italia (ma questo vale per tanti altri Paesi nel mondo): leggo storie sulle banche da quando ho l'età della ragione e periodicamente ricordo di salvataggi di vario tipo. Per chi ami la storia valdostana ricordo come il fallimento - in cui ci mise lo zampino il regime fascista per liberarsi di avversari - nel 1928 della "Banca Réan" e nel 1930 del "Crédit Valdôtain" fu uno choc terribile, che si è ripercosso per un tempo enorme sulle abitudini dei risparmiatori valdostani, rendendoli sospettosi verso il mondo bancario, dopo quella batosta senza eguali.

Certo, quest'ultima puntata - con l'epicentro nella "Banca dell'Etruria" - colpisce i risparmiatori che si sono trovati con obbligazioni ad alta rendita e di conseguenza ad alto rischio che si sono evaporate. Guardo in televisione e leggo sui giornali le storie di molte persone che si sono ritrovate con i risparmi spariti e par di capire che, come spesso è avvenuto, esiste un balletto sulle responsabilità, ad esempio fra Italia e autorità europee, sapendo che l'Unione europea agita troppo spesso lo spettro degli aiuti di Stato e questo ha impedito l'uso legittimo del fondo di tutela del risparmio interbancario. Così come è scontato che ci si interroghi sulla efficacia o meno delle autorità di controllo, cui spetterebbe la vigilanza per tirare il freno d'emergenza quando certe situazioni si fanno critiche. "Banca d'Italia" e "Consob" conoscevano questa e le altre situazioni ben prima del tracollo, ma non hanno agito abbastanza. Sul ruolo del Governo si vedrà , ma certo colpisce che il ministro Maria Elena Boschi sia finita nel mirino dello scrittore Roberto Saviano per i fatti di Arezzo. E' vero, tornando al quadro generale, che i rapporti con le banche non sono mai facili. Dall'apertura del primo conto in banca, segno dell'inizio di una propria indipendenza, sino ad oggi - compresi certi investimenti con i promotori finanziari - ho personalmente firmato quintali di carte con centinaia e centinaia di firme su di una modulistica che in buona parte era incomprensibile anche a chi abbia un buon livello di alfabetizzazione in materia giuridica e finanziaria. Questo significa alla fine per tutti una sola cosa e cioè che il rapporto con la banca et similia si basa su qualcosa di assolutamente importante: la "Fiducia" e sarà pur vero che anche chi firma deve fare attenzione, se si parla di rendimenti improbabili, ma la "Fiducia" scavalca i dubbi, frutto anche della complessità della materia. Per altro va anche detto che troppi bancari sono inadeguati essi stessi a capire cosa sia un "debito subordinato" e in molti sono stati buggerati come i loro clienti... Anche un bambino dell'asilo sa oggi che il sistema bancario italiano è assillato da molti problemi, che si ripercuotono anche nel più piccolo degli sportelli bancari, dove il personale è messo sotto pressione per vendere prodotti, non solo creditizi, per fare business. Va aggiunto che è comprensibile - lo si è visto da certi piani di ristrutturazione aziendale e dalle discussioni sul contratto di lavoro dei bancari - che ci sia oggi un vento di cambiamento che inquieta e preoccupa, aprendo scenari nuovi, che in parte vanno di pari passo con la crisi che continua ad imperare e certo ottimismo è sottoposto periodicamente a docce fredde. Ma resta indispensabile e vincente quel principio della "Fiducia" intrecciata con la consapevolezza. Un economista francese, Éloi Laurent, ha scritto un libro su "Economie de la confiance" e così spiega in sintesi: «La confiance est une espérance de fiabilité dans les conduites humaines qui suppose un rapport à un autre être humain (via éventuellement une institution), dans le cadre d'une situation incertaine, dans un but et un contexte précis. Il est capital à cet égard de distinguer les "vraies" confiances (confiance interpersonnelle, confiance dans les institutions) des "fausses" confiances (confiance en soi, confiance en l'avenir) et ce que j'appelle la "vraie-fausse confiance", à savoir la confiance généralisée. La confiance n'est ni bonne en soi ni bonne à tout faire et ne permet ni de tout comprendre ni de tout régler dans nos sociétés. Mais elle est indispensable aux échanges socio-économiques et au bon fonctionnement des démocraties». Insomma, vale anche e molto per la Politica. Fatemi aggiungere un addendo, suggeritomi da un amico assai autorevole - con cui ho discusso del tema - che disegna quanto avverrà a giorni: «Dal 1° gennaio entra in vigore in Europa la regola del "bail in" e non ci saranno attenuanti più per nessuno. Se una banca sarà in difficoltà, verranno intaccate nell'ordine: Azioni, se non bastasse si passa al "debito subordinato" ("Tier 1", "Upper tier 2", "Lower tier 2"), se non bastasse ancora tocca al "debito senior" (le normali obbligazioni fonte di raccolta diretta per le banche) ed infine addirittura si intaccheranno i depositi (conti correnti e libretti) superiori a 100mila euro. Insomma, tra pochi giorni, non ci saranno più scusanti per nessuno».