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13 dic 2015

Sulle tracce del Natale

di Luciano Caveri

Ah! Tocca muoversi sulle tracce del Natale. Lo si deve fare sia per assecondare i nostri bambini, ma anche per soddisfare il nostro "spirito del Natale", come lo ha chiamato Charles Dickens per evocare il rischio che ci si allontani dal significato simbolico di questa festività. Poi, invecchiando, penso che si guardino certe cose con meno cinismo e quindi si evita il gioco dell'anticonformismo, pur sapendo bene che esistono tanti se e ma. Però, chissenefrega, avendo una vita sola. Così ho miei rituali: uno di questi è un giretto ai mercatini di Natale di una delle città simbolo della "nostra" République du Mont Blanc, Annecy ed il suo lago. E' ormai un'abitudine rassicurante, anche se in effetti il mercatino che ho vissuto con maggior intensità, quando ero parlamentare europeo, è stato quello di Strasburgo, che appartiene alla stirpe dei fondatori di questa usanza prenatalizia e lo si avverte girando per quelle strade del centro di una delle città simbolo dell'Europa.

Ricordo, infatti, come le origini prime dei mercati di Natale risalgano al XIV secolo in Germania ed Alsazia con il nome di "Mercato di San Nicola" (il Santo dei bambini anche per i walser in Valle d'Aosta), il riferimento nella cristianità del moderno Babbo Natale, che ormai è laico portaregali nella nostra cultura. Un primo documento attesta un mercato di Natale nel 1434 e lo cita come "Striezelmarkt" (mercato degli "Striezel", un dolce tedesco) nella cittadina di Dresda, il lunedì precedente il Natale. Poi, per via della Riforma protestante e delle critiche al culto dei Santi, il nome originario, quello legato a San Nicola, fu mutato in "Christkindlmarkt", valido ancora oggi. Altri mercati storici sono appunto quello di Strasburgo, che risale al 1570, e quello di Norimberga del 1628. Pian piano l'abitudine dei mercati natalizi si è diffusa in tutta la Germania e da lì in tutta Europa. In Italia, per ovvie ragioni, ha cominciato la città sudtirolese di Bolzano, che ha un mercatino che vale la pena di essere visto. Oggi anche Aosta non ha, pur recentissimo come nascita, nulla da invidiare agli originali ed attrae un grande flusso di turisti - che ha dato ossigeno più di manifestazioni abborracciate - sulle tracce del Natale e di quelle gite fuoriporta come pretesto per quegli acquisti in vista dei preparativi annessi e connessi, oltreché dei regali da mettere da parte per tempo. Su questo bisogna intendersi: penso che nessuno pensi di far venir meno il legittimo copyright all'area germanica sui mercatini, ma credo che le cose belle possano - ognuno con la propria impronta ed Aosta ci mette monumenti romani e parecchie sue eccellenze - essere ricopiate e diventare tradizione. L'umanità vive di questa nostra caratteristica di copiare quanto altri hanno inventato: può essere, se fatta bene, una dote e non un difetto. Ma quest'anno mi sono fatto prendere, con i miei, da una seconda necessità: incontrare Babbo Natale. L'anno scorso sono stato nella savoiarda Saint Blaise nell'"Hameau du Père Noël", posto carino ma affollatissimo e con un Babbo Natale che dormiva (sic!) e quindi i bimbi si divertivano ma mancavano con delusione l'incontro atteso e topico. Quest'anno, con mille prevenzioni, mi sono diretto a "Magic Winter" nel noto e storico parco di "Gardaland". Sono stato grandemente smentito e Babbo Natale si è dimostrato - non con me, ma con il mio bimbo più piccolo - simpatico e dialogante, oltre ad essere assai credibile nelle sue fattezze, a differenza di tanti, troppi suoi tarocchi che si vedono in giro. Il parco è ben addobbato e alcune attrazioni sono fruibili senza il delirio di folle estive. Gli spettacoli sono molto ben fatti e così l'insieme di chalettini che vendono cibi e bevande legate al Natale in un clima festoso che mette di buonumore. Per fortuna, a far evaporare i rischi di eccesso di retorica, torno a casa e trovo il terribile Maurizio Crozza che presenta in televisione Babbo Natale come «lappone obeso vestito da lattina della Coca-Cola»... Chissà cosa pensa dei mercatini di Natale.