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14 dic 2015

Gli astensionisti,primo partito in Francia

di Luciano Caveri

La Francia sta diventando un laboratorio politico da seguire con attenzione, perché ho l'impressione che si stia giocando una partita significativa per tutti e non solo per i francesi implicati per primi. I fatti più recenti sono limpidi: si afferma alle elezioni regionali (paradosso per dei nazionalisti duri e puri...) la grande marea nera del "lepenismo" e gli editorialisti dei principali giornali si sono scatenati nelle analisi le più varie al capezzale della "République". Ho già scritto che il grande stupore è piuttosto artificioso, perché che l'ondata stessa arrivando era ben visibile. Io stesso più volte ho scherzato con amici francesi - alcuni pure politici importanti - sulla palude della Quinta Repubblica, nata dalla riforma costituzionale del 1958 (caspita, la mia stessa età!).

Vorrei aggiungere qualche pensiero, partendo da un'assoluta banalità: quella che vediamo, come tutte le vittorie, è - specularmente - una sconfitta, che unisce nello stesso destino il bipolarismo Destra e Sinistra tradizionali del sistema francese, che pure avrà per ora la chance di arginare i danni con il sistema elettorale a doppio turno. Ma questo dimostra una sclerotizzazione della partitocrazia francese, che non mai ha affrontato seriamente la sfida di un mondo che cambia, mentre i partiti sono sempre uguali a sé stessi e vince chi spariglia, anche se ovviamente certe radici autoritarie e neofasciste, pur vestite di nuovo, sono il vecchio più vecchio, abilmente camuffato. L'altra novità in questo solco sono i leader al femminile del Front National: Marina la zia e Marion la nipote, un inedito nel mondo dell'estrema destra europea. Va seguita dunque l'interessante traccia del peronismo sudamericano e del suo miscuglio di demagogia e populismo, che ebbe in Evita Peron un simbolo di un nazionalismo tinto di rosa. Infine: si capisce come la paura, a conferma di una vecchia storia, premi chi sceglie la linea più dura e l'ovvio riferimento è al terrorismo islamico e ai troppi distinguo, percepiti come debolezza da una parte di opinione pubblica, che sceglie la rozzezza delle soluzioni alle troppe parole. Il Presidente François Hollande, a differenza di Matteo Renzi che sarebbe costretto a ricredersi se malauguratamente l'Italia divenisse vittima di qualche attentato, lo ha capito, ma ormai la sua credibilità era scesa troppo in basso. Penso che ci sia un ultimo e decisivo argomento: la famiglia Le Pen ha stravinto e potrebbe - ma solo con un risultato ancora maggiori di quello delle regionali - ormai aspirare ad ottenere nel 2017 la Presidenza della Repubblica, facendo sprofondare la Francia in un gorgo di instabilità e di isolamento. Dubito francamente che ci si arrivi, ma ci sono nella Storia esempi di stranezze date per impossibili che si sono realizzate e le svolte autoritarie non vanno mai prese alla leggera e certa presunzione francese nel milieu politico tradizionale rischia di essere un ostacolo alla comprensione del clima. E il dato macroscopico, ormai valido in tutto l'Occidente, è che il primo partito in Francia non è il Front National, ma è il partito dell'astensionismo, visto che un francese su due non si è recato alle urne. Ci pensavo ieri ad Annecy, guardando la gente per strada e chiedendomi: avrà o non avrà votato? Un fenomeno ben noto anche in Valle d'Aosta, così com'è evidente la crisi partecipativa alla vita pubblica attraverso le forze politiche in vigenza oltretutto di un presidenzialismo di fatto senza valori, energie e proposte. La democrazia funziona solo se i meccanismi di partecipazione a tutti i livelli funzionano. Se il giocattolo si rompe, come ampiamente dimostrato da tanti precedenti, si aprono le gabbie dello zoo e non si sa mai bene cosa sopravvenga. Non serve reagire con spocchia e con snobismo o seguire il renzismo che propone riforme apparentemente illuminate che celano una manovra autoritaria e centralistica, accompagnata da una logica di occupazione con fedelissimi dei gangli vitali della Repubblica. Bisogna spremere le meningi e capire come contrapporsi al vuoto della politica e pure delle idee che viene riempito subito e con facilità e con rischi. In Francia si è usata in questi giorni moltissimi una citazione della giornalista e politica Françoise Giroud (1916-2003): «Ainsi commence le fascisme. Il ne dit jamais son nom, il rampe, il flotte, quand il montre le bout de son nez, on dit : "C'est lui? Vous croyez? Il ne faut rien exagérer!" Et puis un jour on le prend dans la gueule et il est trop tard pour l’expulser». Certo il riferimento è a degli avvenimenti passati, di cui chissà quale consapevolezza avranno la massa di giovani che hanno votato Front National. Sarà pur vero che non ci sono meccanismi ripetitivi tali e quali nel succedersi degli eventi, ma sarà bene che certe vicende valgano come ammonimento, stimolo per stare in guardia, che è ben più intelligente della demonizzazione.