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01 ott 2015

Il triste declino della Valle d'Aosta

di Luciano Caveri

Mamma mia, che impressione! Questa mattina, come non mai, la lettura delle pagine regionali del quotidiano "La Stampa" paiono essere come una visita ad alcune tombe nel cimitero dell'Autonomia valdostana. Si incomincia con un titolo di apertura "Casse regionali sempre più vuote. Altri 70 milioni in meno dal bilancio". Si tratta, con l'approfondimento interno con la cronaca del Consiglio Valle della sessione della ripresa autunnale, del racconto di una discussione che è una fotografia: l'agonia dell'ordinamento finanziario e la crudezza dei tagli che stanno colpendo al cuore le casse pubbliche e di conseguenza poteri e competenze regionali e dell'ormai poverissimo sistema comunale. Quante volte ho scritto qui di questo atteggiamento passivo e perdente, davvero inspiegabile, che si è assunto nei confronti di Roma, subendo, subendo e ancora subendo. Non riconosco più l'Union Valdôtaine che beve senza fiatare, come se fosse un bicchiere d'acqua, l'amara medicina imposta senza per nulla tenere conto dei costi della nostra Autonomia e senza avere da parte di chi ci comanda quella capacità di interlocuzione politica con il Governo con una Giunta regionale ed il suo presidente, assieme ai due parlamentari valdostani fantasma, che accettano muti condizioni sul nostro riparto fiscale che sono una resa.

Così il resto della cronaca del quotidiano torinese sembra lo svolgimento del tema "Autonomia, addio", dettato dal premier Matteo Renzi, amicone del presidente Augusto Rollandin ed auspice dell'accordo che ha portato il Partito Democratico in maggioranza in Regione ed ha consentito a Fulvio Centoz di diventare sindaco di Aosta. Ma i rapporti con il Governo nazionale restano tragici e poco conta che in Consiglio Valle i consiglieri del PD siano diventati i primi difensori della Giunta Rollandin con un trasporto affettivo che fa quasi tenerezza, specie se si vanno a leggere i discorsi pronunciati sino a qualche mese fa. Coerenza a "chilometri zero". Così la lettura degli articoli sul taglio agli asili nido mette tristezza, pensando al tramonto del welfare valdostano e all'incoerenza di chi parla di famiglia in tutte le salse e poi taglia, piagnucolando su quanto Roma sia cattiva (ma i parlamentari valdostani votano la fiducia al Governo Renzi come se nulla fosse). E Aosta? Due titoli su "La Stampa" sono illuminanti: "Aosta non i soldi per lo sgombero neve" e "Bocciato il ricorso di D'Anna. Il segretario decade dall'Albo". Il sindaco Centoz, superati i cento giorni del suo mandato, pare davvero non farcela, malgrado la scelta di offrire il caffè (di tasca sua, con gesto rivoluzionario) ai cittadini che lo vorranno incontrare. Tra breve i cittadini aostani lo aspetteranno sotto l'Hôtel de Ville, ma non per un caffè... Infine un articolo annuncia l'avviso di garanzia a Paolo Giachino di "Cva", da poco diventato - pur essendo manager e non industriale - presidente della "Confindustria" valdostana, per un contenzioso fiscale di una delle società del gruppo elettrico. Si tratta dei risvolti penali di una lite con il fisco, che ha messo piombo alle ali di una delle poche partecipate redditizie, come emerge dal bilancio della società che ha cautelativamente accantonato una cifra cospicua. Si tratta di una vicenda da seguire e che mostra, per "Cva" come per altre vicende delle partecipate (il "Casinò" di Saint-Vincent insegna), che la richiesta di maggior trasparenza su attività e scelte è una necessità. Insomma: oggi la lettura del giornale è deprimente e mostra che le cose vanno malissimo e che ci vuole una svolta, come scrivo da tempo senza mai perdere la speranza. Ci pensino tutti quelli che hanno davvero a cuore il bene della Valle d'Aosta, perché scuse e alibi sono esauriti.