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13 lug 2015

"Mafia Capitale" lambisce la Valle d'Aosta?

di Luciano Caveri

Ogni tanto ci si domanda se in Valle d'Aosta si verrà mai a capo di certi fatti o ci si debba rassegnare a vivere in un "porto delle nebbie", dove non si riesce mai a svelare certe storie od a capire a fondo il ruolo di personaggi che agiscono sulla scena e sarebbero meritevoli di essere compresi nella complessità d'interessi che si celano alla vista. Per cui chi dubita o si preoccupa per la legalità finisce per essere bollato come uno che "rompe le balle" o vaneggia per chissà quale meccanismo di invidia o gelosia. Pare sempre meglio adeguarsi e rifarsi al generale conformismo, anche se poi voci e sospetti si agitano ovunque, ma mai appaiono disvelati, come se l'apparenza idilliaca non dovesse essere turbata in nome di chissà quale "ragion di Stato". Strano clima, che certe volte è parso come una calma prima di una tempesta, che poi non è mai arrivata e quelle che ci sono state in passato sono il ricordo di pochi, perché l'oblio ha una sua dolcezza e comodità. Un quieto vivere, insomma.

A suo tempo, quando avevo ancora un ruolo elettivo, avevo chiesto spiegazioni sull'appalto dei pasti ospedalieri affidato alla società "Vivenda - La Cascina" con un costo cospicuo del servizio (specie leggendo i cibi richiesti nel capitolato d'appalto) e anche per la targatura politica - sul Web molti articoli di giornale parlavano di una vicinanza a "Comunione e Liberazione" - che sarebbe analoga dunque a quella del locale assessore regionale alla sanità, Tonino Fosson, che negò a suo tempo qualunque tipo di intervento. A portare qui queste cooperative romane sarebbe stato, insomma, "il Caso" e l'allettante gara d'appalto. Così come "il Caso" portò la società a scegliere un capannone della società "Bertolin" ad Arnad - con cui la cooperativa esplicitò un accordo - dove situare le cucine per la cottura dei pasti. Intesa che si manifestò anche, in chiave di valorizzazione dei prodotti locali, quando "Vivenda" ottenne anche la gestione delle mense scolastiche di Aosta. Ricordo che per entrambe le forniture ci furono polemiche da parte di utenti insoddisfatti e il Partito Democratico, oggi ormai in area di maggioranza, osservò anche per Aosta la singolare liaison fra "Vivenda" e la onnipresente cooperativa di area unionista, "Leone Rosso". Immaginiamo che oggi ci sarà qualche imbarazzo sulla piega che sta prendendo la vicenda con l'annuncio che il Comune di Aosta ha risolto il rapporto contrattuale con "Vivenda SpA", la società che si occupava dal 2012 delle mense scolastiche di Aosta, nell'occhio del ciclone per l'indagine su "Mafia Capitale". A richiederlo, non una decisione autonoma dopo le notizie di stampa dei mesi scorsi, ma con una richiesta formale è stato il Prefetto di Roma Franco Gabrielli. Ora analogo tsunami investirà le mense della sanità e l'occasione si dimostrerà utile - ammesso che ci sarà qualcuno che vorrà farlo - per avere un po' di luce sui tanti interrogativi attorno al caso. Sono curioso di sentire le reazioni politiche, specie di quegli esponenti che conoscono la vicenda e immagino l'imbarazzo anche di Marilena Péaquin in Bertolin, che all'epoca degli accordi con "Vivenda" non era ancora consigliere regionale. Spiace dunque che le vicende di "Roma Capitale" lambiscano anche la Valle d'Aosta e che certi elementi difensivi non siano venuti, motu proprio, come reazione di antidoti di un'Autonomia speciale, che evidentemente non può ritenersi estranea a certi meccanismi. I soldi attirano come il miele.