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07 ott 2011

Il Presidente della "moral suasion"

di Luciano Caveri

I prossimi giorni vedranno il soggiorno in Valle del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sono contento che, prima della conclusione del suo settennato, il Presidente abbia deciso questa visita. Ho già scritto che mi lega un rapporto di amicizia e che lo votai con entusiasmo, come delegato della Valle d'Aosta, nel maggio del 2006 nell'aula di Montecitorio. L'ho conosciuto bene quando fu presidente della Camera nell'undicesima Legislatura ed io ero presidente del Gruppo Misto e dunque nelle riunione dei Capigruppo sia era sviluppata un'evidente familiarità. Un filo che riprese in Europa, quando ci ritrovammo colleghi, unici italiani presidenti di Commissione, lui alla "Commissione Affari costituzionali", io alla "Commissione trasporti e politiche regionali".  In molte occasioni ci è capitato di parlare di federalismo (avevo aderito anche al "Movimento Europeo" da lui presieduto) e so benissimo quale sia la sua competenza e il suo senso della misura. Conosce anche la Valle d'Aosta sia per le vicende di quello che fu il suo partito - e lui era della componente "migliorista", oggi si direbbe "liberal", del PCI - sia per le frequentazioni parlamentari di deputati valdostani, ma anche per la sua profonda competenza nel diritto costituzionale ed è bene ricordare sempre che il nostro Statuto è di rango costituzionale e dunque Napolitano ne è naturale difensore. E' un'epoca in cui il Presidente esercita la sua capacità di "moral suasion" con l'autorevolezza che gli viene riconosciuta. Sono a questo proposito significativi i "sassolini dalle scarpe" fuoriusciti nel corso della recente visita a Napoli, specie con affermazioni energiche sulla fumosa entità battezzata dal rimpianto giornalista sportivo Gianni Brera con la parola "Padania", prima che si trasformasse in uno Stato sovrano in pectore, secondo il pressing da comizio della Lega. Sono a questo punto curioso di capire come approfitterà della sua visita valdostana e quali temi di conseguenza affronterà. Spero che si occupi delle "autonomie speciali", visto il suo background. Sono lieto di incontrarlo. Ogni volta che è capitato in questi anni è sempre stato affettuoso e l'ultima volta al Quirinale mi ha bonariamente sfottuto per la mia capigliatura: «Ti stai facendo grigio anche tu!». Il suo compito di questi tempi e ad un'età veneranda è davvero difficile: salvare l'immagine e la credibilità dell'Italia per tutte le ragioni per cui vergognarsi, di cui evito l'elenco perché - con un ossimoro - fatti preclari nell'incombente oscurità. Un'epoca di passaggio, che non si sa bene dove porterà e non nascondo come spesso mi capiti di avere sul tema qualche ansia, specie per il futuro dei miei figli. Il Capo dello Stato è un europeista dal tratto cosmopolita con un carattere deciso e talvolta spigoloso, ma anche con uno humour partenopeo-anglosassone che usa per sdrammatizzare al momento buono. In questa situazione italiana, complessa e spesso inintelligibile, è un consolante punto di riferimento.