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05 ott 2011

Da commedia a tragedia

di Luciano Caveri

Ridere per non piangere. Credo di aver capito da mio padre che non bisogna mai prendere le vicende della vita, nella dimensione privata e nelle vicende della storia che ci investono, con un atteggiamento catastrofistico. Non serve, anzi peggiora la situazione. Naturalmente dico questo facendo la tara, perché le difficoltà della mia generazione, anche se le nubi si fanno sempre più scure, sono infinitamente inferiori rispetto a quelle di chi ha rischiato la vita nelle terribili vicende degli anni Quaranta. Tuttavia questo ragionamento non può avere nulla di consolatorio: prendete un giornale di queste ore. La scelta di "Moody's" di tagliare il rating italiano era stata qui anticipata da tempo. Non perché fossi un indovino, ma perché il progressivo peggioramento della situazione italiana è purtroppo sotto gli occhi di tutti.

Così fa sorridere, ma questa volta davvero a denti stretti, che Marina Berlusconi annunci sul "Corriere della Sera" che: «Mio padre non mollerà». Ho l'impressione che l'erede del Cavaliere – forse anche con ambizioni politiche – non si renda conto che ormai la grande maggioranza degli italiani ritiene che debba essere "voltata pagina", perché le vicende dell'economia rendono necessaria una conduzione autorevole dell'Italia. Specie su quello scenario internazionale dove la situazione è ormai irrecuperabile: Silvio Berlusconi non è più credibile e nessuno degli aderenti al Popolo della Libertà può far finta di smarcarsi, perché siamo di fronte ad un partito personalista che ruota in tutto attorno alla figura del leader, come il fascismo con Benito Mussolini. La casa brucia e al posto di occuparsi delle questioni serie il Parlamento è impegnato nella vicenda delle intercettazioni solo perché Berlusconi al telefono si occupava di come riempirsi le serate di ragazze. Un meretricio che nulla ha a che fare con le vicende della "privacy", perché chi ha una funzione pubblica non può mischiarla con i propri divertimenti "proibiti", perché ricattabile o perché – a rendere l’aspetto ridicolo – non può pensare che le sue "accompagnatrici" possano avere come premio un'elezione da qualche parte. Perché Berlusconi non se ne va è evidente anche ad un bambino dell'asilo: troppi sono gli intrecci fra politica e affari personali e la figlia lo sa benissimo. Una falla nel "sistema berlusconiano" creerà effetti enormi e solo in parte prevedibili ed è comprensibili che si voglia far passare il tempo senza fare nulla nella speranza che, come avvenuto talvolta in passato, "tutto si aggiusti". Ma questa volta il tempo scorre inesorabile e la commedia umana e politica che stiamo vivendo sta mostrando una faccia tragica e terribile, di cui tutti rischiamo di pagare il conto.