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31 lug 2009

L'orologio

di Luciano Caveri

Ogni tanto penso a quell'orologio fermo sotto i portici a due passi dalla piazza principale dell'Aquila. Un simbolo di come per molti il tempo si sia fermato in quella notte del terremoto. Leggo lettere sui giornali, ascolto reportage (Radiotre si è distinta) o interviste (Radio Radicale), che mostrano una realtà crescente di disagio, che qui avevo segnalato dopo una visita ai luoghi terremotati. Ciò avviene mentre pian piano, come è destino che sia, il sisma e le sue conseguenze escono pian piano dal cono di luce delle prime pagine e finiscono nel cono d'ombra delle brevi nelle pagine interne. Intendiamoci bene: se penso alle promesse non mantenute dello Stato (fondi speciali per la messa in sicurezza del territorio), dopo la nostra terribile alluvione del 2000, mi metto nei panni dei terremotati e della loro paura che mai certi sostegni diventino realtà. Se la Valle non avesse potuto contare sulle proprie risorse finanziarie, lo scenario anche da noi sarebbe stato del tutto diverso.